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Così la Marina farà salpare l’Italia

Con il via libera del Senato alla legge di stabilità parte anche uno stanziamento ventennale di 5 miliardi e 800 milioni di euro per la Marina Militare. Stanziamento che ha suscitato alcune perplessità e che ha fatto un po’ mugugnare le altre Forze Armate e a parte dell’industria, che da questa manovra si sono sentite penalizzate. I finanziamenti saranno distribuiti sul prossimo triennio e andranno a garantire l’acquisto di nuove navi. 

I MUTUI VANTAGGI

Alla base delle richieste fatte dalla Marina, ha spiega il suo capo di stato maggiore, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, c’è “il grido di dolore lanciato al Parlamento per garantire la sopravvivenza della flotta e della stessa Forza Armata”. “L’Italia non può rimanere senza Marina”, ha detto il capo di SMM, De Giorgi, al mensile Airpress appena prima del pronunciamento al Senato. “Per questo – ha aggiunto in un’intervista alla rivista mensile di proprietà della società Base per Altezza (che edita anche la rivista Formiche e il sito Formiche.net) – abbiamo proposto la costruzione di ulteriori 25 navi che possano rimpiazzare almeno in parte le 50 che se ne andranno”. Una soluzione che, dice De Giorgi, consentirà alla Marina Militare di avere i mezzi per operare e all’industria cantieristica nazionale di lavorare al 100% delle sue capacità, indotto compreso.

TAMPONARE L’EMORRAGIA

“Occorre tamponare questa emorragia di mezzi che ci sta colpendo, mettendo in cantiere almeno 2-3 navi l’anno, in aggiunta a quelle che stiamo già costruendo”, ha spiegato De Giorgi ad Airpress. “Con questa impresa decennale offriremo al Paese un’opportunità difficile da rifiutare, in quanto capace di generare investimenti non solo in prodotti nuovi, ma anche sul fronte dell’occupazione”. “E’ tutto il sistema Paese che si rimette in movimento, visto che da questo piano di rinnovamento potrebbero svilupparsi in 10 anni circa 25.000 posti di lavoro in tutto il territorio nazionale, con un ritorno di redditività pari a 3 volte l’investimento effettuato, per non parlare dell’attività di manutenzione, che andrà avanti ancora più a lungo”.

BILANCI IN CONTRAZIONE

Alla domanda su come sostenere in tempi di magra questo piano ambizioso, De Giorgi ha risposto che il costo delle navi non inciderà sui conti dello Stato. “Se spendessi oggi, la prima unità verrebbe contabilizzata tra 4 anni. Pertanto ipotizzando un investimento di 10 miliardi, ci sarebbe per lo Stato un ritorno di 5 miliardi in tasse, a cui va aggiunto un risparmio di circa 4 per la cassa integrazione non erogata”. Il riferimento è agli stabilimenti Fincantieri del Muggiano o di Castellammare di Stabia, che rischiavano la chiusura. “Producendo nuove navi – ha aggiunto – possiamo poi venderle anche all’estero”, ha detto al mensile sulle politiche per l’aerospazio e la difesa.

NAVI EFFICIENTI SUBITO

Ma che tipo di navi vuole la Marina? “Vogliamo navi polivalenti, in grado di fare sicurezza marittima a 360 gradi. Necessitiamo di superpattugliatori che possano operare nel Mediterraneo, così come nell’Oceano Indiano. Mezzi efficienti, economici da gestire e rispettosi dell’ambiente”. Quanto ai tempi, De Giorgi ha detto che la Marina vuole le navi subito: “Vogliamo che la prima tranche di queste nuove navi (le prime 10, ndr) sia consegnata in tempi brevi per contenere i danni operativi causati dalle dismissioni e per risparmiare sui costi, dal momento che diluire le consegne nel tempo è sempre oneroso. Ordinare in blocco – ha detto – permette di abbattere i costi e garantisce a Fincantieri un carico di lavoro sostanzioso, quindi assunzioni e ammodernamento dei cantieri”.


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