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Casa Rai, dove i pensionati tormentano le nuove leve

Mamma Rai resta sempre la mamma ma è tra i fratelli che avvengono le scaramucce. Scesi dal Cavallo di viale Mazzini, quelli maggiori, che nell’immaginario collettivo vengono raffigurati come i più giudiziosi, diffondono le loro pillole di saggezza dal web. E abbandonato da tempo il compito di sostegno per le nuove leve del servizio pubblico radiotelevisivo, si dilettano ora a lanciare frecciatine – non troppo elogiative e molto spesso acidule sul loro operato.

LA CASTA E LA BESTIA
Stefano Balassone, negli anni ’80 alla Terza rete e nel CdA RAI al tempo dell’Ulivo è uno dei più agguerriti.
Considera la RAI parte della cosiddetta Casta e i suoi giornalisti “come il principale freno interno alla eventuale trasformazione dell’Ente in qualcosa di più utile al Paese”. Per agire utilizza il suo blog su Europa e quello sull’Huffington post. Dal Cavallo fino al Biscione, Balassone critica spesso il duopolio televisivo: nel suo ultimo post lo ritiene l’artefice di “una tv parassitaria che ci inonda di canali e canalini, ma che non produce pressoché nulla che l’estero, dove pure si acquista di tutto, ritenga meritevole di comprare”.

Balassone non ha mai fatto eccezione: “Da trenta anni sono una bestia sola, e non puoi prendertela con un solo corno di questa specie di minotauro tutto italiano”. Nella sua letterina a Renzi su Europa, l’ex giornalista Rai propone di organizzare una rottamazione per questo sistema televisivo “industrialmente sottosviluppato, che ha distrutto e distrugge l’occupazione nella industria creativa e che col suo perdurante esistere smentisce in radice la possibilità che l’Italia cambi in meglio”.

60 ANNI DELLA MAMMA E LA ZIETTA…
Dopo più di vent’anni da giornalista in Rai, una breve parentesi come direttore del Tg La7 e un’esperienza nel Cda del servizio pubblico radiotelevisivo (dal 2005 al 2012) Nino Rizzo Nervo non rinnega mamma Rai, anzi per i 60 anni di trasmissioni ha affidato i suoi più sinceri auguri a Twitter.

I sessant’anni della Rai hanno ispirato altri cinguettii. Gad Lerner, conduttore di programmi su La7 con un passato in Rai con all’interno una breve parentesi da direttore del Tg1, ad esempio ne ha approfittato per raccomandare “di non disdegnare un’onorevole pensione”, beccandosi una “meritata” risposta da parte della giornalista del Tg1 Barbara Carfagna:

La “nuova leva” Carfagna si è dovuta sorbire pure Alberto Contri, Consigliere Rai con delega ai Nuovi Media dal ’98 al 2002, e Amministratore Delegato di RaiNet dal 2003 al 2008, in merito ad un servizio della giornalista andato in onda a Speciale Tg1:

MINEO INVIDIOSO

C’è infine Corradino Mineo, entrato in Rai nel 78, passato per sei anni di guida di Rainews24 e uscito per indossare i panni di senatore del Partito Democratico. Appena messo piede fuori dall’azienda-madre si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. Da Floris all’Annunziata, fino a Monica Maggioni, colei che ha osato sostituirlo alla guida di Rainews24: “Ho lavorato per sei anni dodici ore al giorno e l’azienda mi ha sempre ostacolato negandomi tutto. Chiedevo due persone in più e quando me ne sono andato alla Maggioni ne sono arrivate otto”, ha dichiarato a giugno scorso a La Zanzara di Giuseppe Cruciani su Radio24.

Mandato giù il boccone di Rainews24 Mineo ha trovato il vero nemico della Rai: il segretario del sindacato dei giornalisti Rai, Vittorio Di Trapani. Schierandosi a difesa di Milena Gabanelli che sul Corriere della Sera ha criticato duramente la mancata razionalizzazione dei costi della macchina informativa pubblica e la necessità dell’esistenza di così tante sedi regionali, Mineo ha bocciato la “replica in puro stile stalinista” di Di Trapani che ha definito il commento della giornalista “disinformazione pura”.

Nel suo post dal titolo: “Chi è il nemico della Rai, Gabanelli o Di Trapani?“, Mineo punta poi il dito contro il direttore Generale della Rai: “Dietro l’intemerata staliniana del Segretario dell’Usigrai, c’è la subalternità di questo sindacato al Direttore Generale, Luigi Gubitosi“.


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