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Lavoro, crescita, giustizia sociale. Tutti i temi del discorso di Obama sullo stato dell’Unione

Crescita economica, giustizia sociale e creazione di posti di lavoro. Saranno questi i temi principali del discorso sullo stato dell’Unione che il presidente americano Barack Obama terrà domani sera per illustrare il suo programma per il 2014.

Un’orazione con la quale l’inquilino della Casa Bianca – sottolinea il New York Times – intende buttarsi alle spalle il difficile 2013 e riaffermare la propria autorità. Desideroso di dissipare le accuse, secondo i media d’oltreoceano (tra i quali lo Star Tribune) minimizzerà le “disuguaglianze” puntando sulla creazione di “opportunità” per i poveri e la classe media, tornando al pragmatismo e alla riaffermazione del sogno di una società più giusta tipici della sua prima, travolgente campagna elettorale per le presidenziali.

PROPOSTE CONCRETE
Il discorso di Obama, promette alla Fox News ripresa dal sito web Politico.com il consigliere anziano della White House, Dan Pfeiffer, non si baserà sulla retorica, ma conterrà “una serie di proposte concrete, pratiche e specifiche” su come combattere la crisi nei ceti più sfortunati. Parlerà di temi come “formazione professionale, istruzione, produzione, energia“, ambiente, immigrazione e salute per fare qualche esempio. Corredando tutto – aggiunge il senior adviser – “con alcune proposte legislative o anche semplicemente con provvedimenti da eseguire subito“.

CON O SENZA IL CONGRESSO
Nelle parole di Pfeiffer – svela Associated Press – si legge tutto il disappunto di Obama per l’atteggiamento del Congresso – e in particolare della Camera dei Rappresentanti, a maggioranza repubblicana – che più volte nel corso di questo secondo mandato presidenziale ha intralciato il capo di Stato Usa su argomenti come il government shutdown, la riforma sanitaria (il cosiddetto Obamacare), il conflitto siriano e l’alleviamento delle sanzioni economiche nell’ambito del negoziato sul nucleare iraniano.
La strategia della Casa Bianca ha anche delle incognite e non è priva di rischi. Secondo Bloomberg, acuire la tensione con Capitol Hill e dimostrare di volerla bypassare potrebbe non giovare a Obama, che anzi sta già attirandosi le critiche di diversi parlamentari – come il senatore repubblicano Mitch Connell del Kentucky – che vedono il presidente al momento estremamente vulnerabile e che rimarcano la sua differenza di “statura politica” con predecessori come Bill Clinton o George W. Bush.

SONDAGGI NEGATIVI
Ma a spingere il capo di Stato verso questo nuovo atteggiamento decisionista non sarebbe però solo la rabbia. Secondo un sondaggio pubblicato oggi da Washington Post/Abcnews, alla vigilia dell’appuntamento il 50 per cento degli statunitensi si accinge ad ascoltare il tradizionale messaggio, con cui il presidente ogni anno annuncia la propria agenda politica, avendo un giudizio negativo dell’operato di Obama, mentre il 46 per cento con un giudizio positivo.
Il dato rappresenta una ripresa rispetto allo scorso novembre, quando il tasso di popolarità del presidente era precipitato al 42 per cento, ma è comunque la prima volta dal suo arrivo alla Casa Bianca che Obama vive una vigilia del discorso più importante dell’anno con la maggioranza degli americani che disapprova il suo operato.

UN POSTO NELLA STORIA
E malgrado le “minacce” repubblicane, secondo diversi analisti il presidente americano fa bene a osare. Come scrive l’editorialista del Wapo, EJ Dionne Jr., “il discorso sullo stato dell’Unione di martedì di Obama è qualcosa di più rispetto agli ultimi tre anni della sua presidenza. Il suo scopo dovrebbe essere quello di influenzare il prossimo decennio della vita politica americana e iniziare a plasmare l’era post-Obama“. Perché, spiega il commentatore, “il presidente sarà giudicato, ovviamente, dallo stato in cui lascerà la nazione alla fine del suo incarico nel gennaio del 2017. Ma il suo posto nella Storia dipenderà da ciò che starà accadendo nel 2027 e oltre“.

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