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Suicidio assistito, la storia di un abruzzese

di Roberta Galeotti

Classe ’59, Severino Mingroni è letteralmente bloccato in un letto dal 22 ottobre 1995.
Nato a L’Aquila da genitori abruzzesi, Severino chiede oggi il suicidio assistito per mettere fine alla sofferenza di una vita che si svolge intorno ad un HeadMouse, cioè un pc comandato dalla bocca che costituisce l’unico modo di comunicazione con il mondo.
Severino non può parlare ed è paraplegico. E’ affetto da LIS (acronimo di: Locked-in Syndrome, «all’inizio – scrive Severino nel suo blog -, ero perfettamente immobile e muto, riuscendo a muovere solo la palpebra destra, con cui “parlavo” secondo un codice elementare; poi, col tempo e con molta terapia, rimasi sempre tetraplegico e muto ma, riacquistai il controllo volontario della testa, grazie alla “resurrezione” dei muscoli del collo».

Non controlla il suo corpo, nemmeno gli sfinteri, così sua madre, 79enne, è costretta a stimolare manualmente i suoi intestini ogni giorno perchè Severino possa evacuare.

Un post molto forte è stato pubblicato da Severino e da un gruppo di Radicali abruzzesi per provocare l’opinione pubblica, e quindi la politica, ad affrontare il delicato problema del suicidio assistito, che nonostante la lotta di Luca Coscioni ancora afflige irrisolto la nostra società.

Questo il post pubblicato ieri da Severino:

«Non vorrei più scrivere nulla, perchè le parole sono stanche, soprattutto quando non vengono lette da chi dovrebbe leggerle e prendere i provvedimenti necessari: tuttavia permettetemi un ultimo post di commiato senza alcun pelo sulla lingua.

severino e la mamma

Un esempio più che illuminante di post non letto da chi invece avrebbe dovuto leggerlo ed agire di conseguenza:

più di 4 anni fa, scrissi un post dal seguente titolo: “Una domanda di Severino al Ministro Sacconi: Sacconi, è civile il Paese dove per “evacuare” devo chiedere a mia madre?”. Si, allora Sacconi era Ministro della Salute, sia pure ancora per poco. Quel post non era senza alcun pelo sulla lingua, ma questo lo sarà sin da ora: quindi vi dirò come mamma mi fa cagare 2 volte la settimana. La genitrice mi infila su per il culo il suo bel grosso dito indice della mano destra inguantata da circa 15 anni: una volta nel mio culo, mi stimola lo sfintere e frantuma la merda più dura; delle volte è lei che la tira fuori, altre volte sono proprio io che la espello grazie alle sue stimolazioni col dito.
Oggi mamma ha più di 79 anni e un continuo mal di schiena, tanto che spesso si deve allungare sul letto. Ciò nonostante deve farmi cagare lei! Però, tra circa due mesi mia madre dovrà farsi operare all’anca: quindi recentemente ha provato mia sorella Gianna a farmi cagare, ma non c’è riuscita, anche perchè ha un dito più piccolo di quello della nostra comune genitrice. Quando poi ha visto che invece mamma ci riusciva, ha esclamato: “Ma che ci vuole la laurea!!!”.
Naturalmente mamma non è una infermiera professionale, ma ha semplicemente circa 15 anni di esperienza, oltre a un dito-talpa più grosso. Di conseguenza, se io sarò malauguratamente ancora vivo quando mia madre morirà, la seguirò poco dopo per un blocco intestinale, poiché sarò ben farcito di merda! Non che mi dispiaccia morire.
Anzi: meglio la morte che questa vita infernale. Tanto che, se avrò davvero un blocco intestinale, mi rifiuterò di essere operato, appellandomi al secondo comma dell’Articolo 32 della Costituzione italiana, che così recita: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana“. Qualcuno di voi può dire: “E con la tua morte vuoi in pratica darla vinta a quei tanti nostri politici stronzi che non leggono e agiscono di conseguenza?”. Ebbene, al di là dei nostri tanti politici stronzi – per i quali però sempre vota il popolo italiano, poiché reso italiota da una informazione disinformante, di RAISET in particolare, rispondo con un altro esempio della mia vita infernale a questa domanda: delle rare volte in piena notte mi si è rotto l’urocondom (una sacca di raccolta delle urine per incontinenti che si applica direttamente sul pene, ndr); di conseguenza mi sono pisciato addosso, facendo uno stupendo bagno notturno di pipì!!!
Quindi la mattina dopo i miei mi hanno dovuto lavare ben bene. Non pensate perciò che pure con una assistenza domiciliare migliore di quella attuale inesistente vorrei morire lo stesso?
Non lo credete ancora?

Permettetemi allora di parlarvi di Tony Nicklinson: Tony Nicklinson era un mio compagno di sventura inglese: ebbene, nonostante l’assistenza domiciliare inglese sia infinitamente migliore di quella italiana, nonostante egli fosse un lockedin molto più presentabile di me e avesse pure l’affetto di una moglie, egli chiese per iscritto il suicidio assistito alle autorità inglesi. La sua richiesta venne però respinta, ma Tony morì poco dopo: beato lui!

Siccome dopo più di 18 anni di questa vita di merda, non solo metaforica! non ne posso più, siccome i nostri politici sono talmente stronzi da non concederci quasi nulla, nemmeno il suicidio assistito, e siccome infine non ho molti soldi, chiedo davvero ad una anima buona di porre finalmente fine alla mia vita infernale, non appena mia madre non ci sarà più. Si, perchè non voglio morire andando in Svizzera, ma voglio porre fine alla mia vita infernale qui nel mio letto.
Se volete sul serio aiutarmi a cercare una anima buona per quando morirà mamma, anche se spero di morire prima io di lei, diffondete il più possibile questo post: ad esempio tramite Facebook, Twitter e Google+, come farò io.

Chi è Severino Mingroni, la sua descrizione nel blog di Luca Coscioni:

Sevrino Mingroni
Sevrino Mingroni

«Proverò ad essere breve nel cercare di descrivere la mia esistenza ma non sarà facile, perchè dovrò parlare delle mie due vite: una passata, purtroppo, da normodotato, e una presente e, forse, futura da persona gravemente disabile con la LIS (acronimo di: Locked-in Syndrome).
Vita passata. Sono nato a L’Aquila il 31 maggio 1959 da una madre abruzzese e casalinga della provincia di Chieti, e da un padre sempre abruzzese, però della provincia di L’Aquila, ma minatore in Belgio; io stesso, il primo gennaio 1961, fui portato in Belgio e vi rimasi fino al luglio 1962 (il tempo di far crescere un po’ mia sorella che nacque in questa nazione nell’agosto 1961); i nostri genitori decisero che, dopo le ferie agostane, solo mio padre sarebbe tornato nello Stato straniero per continuare a fare il minatore; noi altri tre, invece, ci stabilimmo definitivamente a Casoli, il paese di mia madre (appunto in provincia di Chieti). Qui, frequentai le scuole fino al Liceo Classico; poi, mi iscrissi a Scienze Biologiche alla Università di L’Aquila; ma non divenni mai Biologo, bensì usciere presso la stessa Università, dall’ottobre 1986; Successivamente, chiesi ed ottenni (nel gennaio 1991) il trasferimento in quella di Chieti; nella Università teatina, fui promosso bidello ma, la mattina di domenica del 22 ottobre 1995, nella casa dei miei genitori, ebbi la trombosi alla arteria basilare destra.

Vita presente. A causa della suddetta trombosi, sono diventato un disabile gravissimo con la LIS: all’inizio, ero perfettamente immobile e muto, riuscendo a muovere solo la palpebra destra, con cui “parlavo” secondo un codice elementare; poi, col tempo e con molta terapia, rimasi sempre tetraplegico e muto ma, riacquistai il controllo volontario della testa, grazie alla “resurrezione” dei muscoli del collo; la mia terapista occupazionale del Santo Stefano di Porto Potenza Picena, pensò bene, allora, di farmi gestire il computer proprio e soprattutto con la testa, grazie ovviamente ad ausili informatici adatti a me. Tornato a casa, i miei familiari trovarono un ausilio informatico molto più opportuno e semplice per me e che mi permetteva, e mi permette tuttora, di gestire completamente un PC. E, il cui nome in inglese è tutto un programma: HeadMouse (con relativi tastiera ed emulatore di mouse su schermo). Perciò, non posso più parlare ma posso di nuovo scrivere in perfetta autonomia. Quindi, miei attuali ed unici mezzi di espressione sono: email, sms via computer, blog ( http://severinomingroni.iobloggo.com/ ), chat e messaggi -soprattutto su Facebook-. A questo punto, visto che non sono certo uno scrittore ma uno che deve scrivere per poter ancora parlare, il mio solo problema è: cercare di usare sempre le parole giuste per essere il più chiaro e conciso possibile. Concludo ricordando che Internet e computer permettono, naturalmente, anche molto altro: esempio, informazione scritta e radio-televisiva sul proprio desktop.



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