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Che cosa farebbe Morando se Renzi lo piazzasse al ministero dell’Economia

Meno spesa pubblica, più che lotta all’evasione. Ha parlato così il piddì Enrico Morando qualche giorno fa a proposito delle ricette economiche e finanziarie per tentare di risollevare il Paese, ma nel frattempo quelle ricette hanno per così dire mutato peso specifico, visto che l’ex senatore è uno dei nomi al vaglio di Matteo Renzi che stanno circolando nelle ultime ore per la delicata poltrona di via XX Settembre.

TASSE E LAVORO
Come abbattere le tasse sul lavoro? Intervistato dal settimanale Tempi, Morando ha sottolineato che “non si abbattono facendo ricorso solamente ai proventi della lotta all’evasione”, ma occorre di più, “una seria opera di riqualificazione della spesa e di riequilibrio del peso delle imposte tra dirette, indirette e patrimoniali”.

LIVELLO DELLE IMPOSTE
In Italia, ha ricorda Morando, “il livello delle imposte indirette, come l’Iva sui consumi, è in linea con i valori degli altri paesi sviluppati, mentre ad essere sopra la norma è il livello della pressione fiscale sui redditi da lavoro e impresa”, come l’Irpef, l’Ires e l’Irap. A ciò si aggiunga che l’imposizione sui patrimoni, per lungo tempo è stata inferiore rispetto ad altrove. Inoltre proprio il governo dei tecnici è riuscito a riportare la tassazione sui patrimoni al livello degli altri paesi. Dove i tecnici non sono riusciti, secondo Morando, “è riequilibrare il livello generale della pressione fiscale, che è cresciuta sul fronte del patrimonio, abbassando il prelievo sui redditi da lavoro e impresa per portarlo al livello degli altri paesi”.

EVASIONE
Per cui mette l’accento sul fatto che la lotta all’evasione è direttamente proporzionale alle imposte indirette, come quelle sui consumi. “Qui, infatti, il fenomeno è molto più rilevante, in proporzione al gettito atteso, che non nel caso dei redditi da lavoro e impresa. Qui bisogna concentrare gli sforzi per combattere l’evasione”.

AGENDA MONTI
Ma già alla vigilia delle scorse politiche Morando aveva fatto conoscere il proprio pensiero sul merito, in occasione del documento predisposto assieme al giuslavorista da Pietro Ichino per l’assemblea aperta su “Il PD e l’Agenda Monti. Tre i punti individuati: raggiungere entro il 2013 il pareggio di bilancio strutturale. Lo stimolo era diretto anche e soprattutto al varo della nuova legge di contabilità, con le relative modifiche ai regolamenti parlamentari, con al contempo la possibilità che il Parlamento italiano fosse dotato di un organismo capace di svolgere, in piena autonomia rispetto al Governo, l’analisi dei dati economici e di finanza pubblica.

DEBITO
Il secondo luogo la riduzione dello stock del debito pubblico “a un ritmo sostenuto e sufficiente in relazione agli obiettivi concordati”. Ichino e Morando sottolineavano che una volta realizzato il tanto agognato pareggio, e in considerazione di un tasso di crescita anche non eccessivamente alto, l’obiettivo fissato dal Fiscal Compact di riduzione dello stock del debito sarebbe stato automaticamente rispettato.

DISMISSIONI
Infine la grande operazione di dismissione/valorizzazione del patrimonio pubblico, comprese le concessioni con l’obiettivo di ottenere una riduzione dello stock del debito pubblico con risultati già definiti: 25 mld di euro nel 2013; 40 mld nel 2014 e 50 per il 2015, 2016 e 2017. Chissà se questo vademecum basterà a conquistarsi lo scranno che è stato per meno di un anno di Fabrizio Saccomanni.


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