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Il “Paese normale” e Renzi

La speranza di Renzi: se tutto va come deve andare, nessuno si ricorderà più della staffetta, nel giro di poco tempo. La mia preoccupazione: in un “Paese normale”, sì, sarebbe così, di fronte a quella mitragliata di riforme che si aspettavano da decenni e che nessuno era riuscito a portare a termine. Cioè, l’eccellenza di un’azione di governo incisiva e decisa, rapida e potente, finirebbe per prevalere, in quel caso, sui dubbi che, legittimamente, sono stati sollevati, in riferimento ai metodi grazie ai quali il premier sta per finire sulla poltrona che occuperà.

Ancora con ‘sta storia del “Paese normale”? Già, ma in un senso diverso, forse, da quello di dalemiana memoria. Mi sembra che l’opinione pubblica sia sfuggita al nostro controllo, vale a dire che i manipolatori della stessa si siano fatti troppi e troppo influenti.

Siamo ancora nelle condizioni di saper valutare una qualsiasi azione governativa o, viceversa, siamo schiavi di rappresentazioni della realtà che, però, non sono o non esauriscono la realtà? Di fronte al totalitarismo “social”, agli odiatori seriali che popolano le molte reti in cui siamo invischiati, come proteggere sé stessi e la propria piccola libertà di voler aprire sul mondo gli occhi nostri e non quelli altrui, l’Occhio Collettivo che scruta e giudica e punisce tuttò ciò che si muove? E c’è il Commentatore Collettivo, poi, che pre-sa e pre-sente che tutto farà schifo, che andremo incontro al disastro, alla sciagura, che nessuno si occuperà di noi, nei frangenti tragici dell’inabissamento nazionale, e sputa sentenze bell’e pronte, con ira antica e storica e nuovissima, socialmente rinnovata. (Buona fortuna a Renzi).

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