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L’incompetenza e il fallimento della politica di vicinato dell’UE

Dieci anni fa veniva pomposamente lanciata la Politica di Vicinato dell’Unione europea (ENP). L’obiettivo era di sostenere strutturalmente le trasformazioni dei paesi ad Est e Sud dell’Unione europea. La prestigiosa fondazione Carnegie Europe scrive che “la politica di vicinato non sta funzionando”. Nonostante le autocelebrazioni per la stabilizzazione del Kosovo – uno novello statarello balcanico, minuscolo e interamente sovvenzionato e in parte ancora amministrato dall’Ue, e militarmente difeso dalla Nato – la Bosnia Erzegovina – altro stato, più grande, ma in condizioni simili al Kosovo – mostra evidenti segnali di cedimento oltre che di fallimento nel principale obiettivo, che era la pacificazione tra i tre gruppi sociali che lo compongono. Sulla Georgia, il sostegno europeo si è tradotto nella guerra del 2008 che ha portato alla separazione di due province russofone. Nelle così dette “primavere arabe” l’UE ha vissuto nell’illusione che la democrazia fosse sbocciata grazie a ‘tweetter’. Libia e Siria parlano da sole dell’incapacità dell’UE di stabilizzare alcunché. Mentre aspettiamo un’altra crisi annunciata con le elezioni presidenziali di aprile in Algeria, della quale i ‘grandi esperti’ di politica estera che discettano a Bruxelles non si sono accorti, L’Ucraina ha dimostrato non solo l’inconsistenza ma la dannosità che può avere una gestione autoreferenziale e improvvisata europea, in particolare di Catherine Ashston, alto commissario europeo per l’azione estera e di sicurezza.

Buchi concettuali e realizzazioni incoerenti”, aggiunge la Carnegie Europe, che suggerisce un “reset”, cioè di ricominciare daccapo.

Chiaramente, come tutte le strutture che dovrebbero ‘pensare’ a Bruxelles, la soluzione suggerita è di avere ancora “più politica di vicinato, più forte e meglio calibrata”. A queste sirene, si aggiungono illusionismi fuorvianti sul ruolo che, secondo ‘gli esperti’, l’Ue deve avere in Ucraina: “dopo i disastri, può costruire”. A volte mi chiedo se questi ‘esperti’, oltre ad aver passato un po’ di tempo della loro vita a leggere e collezionare titoli di studio, abbiano qualche minima esperienza concreta nelle relazioni internazionali, nella sicurezza e nella strategia. Diversamente, a livello nazionale si trovano contenuti, analisi e riflessioni molto diverse dalle illusioni europeiste di Bruxelles. Anche in Italia, esistono competenze vere e analisi serie. Basta visitare il sito di Limesonline, dal quale segnalo, tra i tanti, un buon testo sulla crisi ucraina.



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