Dopo i fantastici cinque delle primarie del centro sinistra, ecco i fantastici undici di quelle del Pdl. Forse. Non sono ancora i nomi ufficiali, per questi bisognerà aspettare le 12 di domenica 25 novembre, termine entro il quale i candidati dovranno presentare le 10mila firme necessarie a sostenere la propria partecipazione. Entro oggi, tuttavia, andavano sottoposte le “disponibilità”. Che, al momento, sono 11 appunto. Oltre al segretario Angelino Alfano, hanno firmato la loro candidatura presso gli uffici del partito a via dell’Umiltà anche: Giorgia Meloni, Giancarlo Galan, Gianpiero Samorì, Daniela Santanchè, Guido Crosetto, Alessandro Cattaneo, Vittorio Sgarbi, Alessandra Mussolini, Micaela Biancofiore e Alfonso Luigi Marra. Non risulta invece pervenuta la candidatura di Giulio Tremonti, il cui nome era circolato nei giorni scorsi: in teoria, però, c’è ancora qualche ora di tempo per presentarla.
Non è certo però questa l’incognita più pesante sullo svolgimento delle primarie del Pdl tanto volute dal segretario. C’è soprattutto il fattore tempo: per stessa ammissione di Alfano, infatti, un election day a marzo non consentirebbe quella formula ‘americana’ che avrebbe spalmato i ‘caucus’ fino a inizio febbraio. A questo punto bisognerebbe pensare a un’altra ipotesi ed è anche per questo che mercoledì si dovrebbe tenere un nuovo ufficio di presidenza del Pdl dopo quello in cui la linea pro-primarie del segretario si era scontrata con quella scettica di Silvio Berlusconi.
Il fatto è che tutti i dubbi del Cavaliere potrebbero riproporsi di fronte alla difficoltà di svolgere la consultazione nella formula che il segretario aveva ipotizzato. L’ex premier infatti, pensa che le primarie siano inutili e forse anche dannose oltre che uno spreco di soldi (che peraltro il partito non ha). Ai più non appare un caso che tra i candidati alle primarie ci siano molti fedelissimi dell’ex presidente del Consiglio ai quali sarebbe bastata una sua parola per rinunciare, nell’ottica di favorire il segretario. Ed è anche per questo che è tornata a circolare l’ipotesi che sia proprio un ritorno in campo in prima persona del Cavaliere a rimettere tutto in gioco. Con evidente cancellazione delle stesse primarie.
Il secondo scenario prevede invece che le primarie si tengano: non è detto che la prova delle 10mila firme venga superata da tutti gli 11 candidati attuali. Al momento, comunque, la corsa appare piuttosto affollata e quindi il rischio per Angelino Alfano è sì di vincere la competizione ma con una percentuale non brillantissima. Mario Landolfi lo dice esplicitamente: se non arriva al 50% rischia di essere delegittimato. In particolare ‘pesa’ la decisione di candidarsi, maturata nelle ultime ore, da parte di Giorgia Meloni. La Russa e Gasparri, grandi sponsor di Alfano, avrebbero infatti preferito che non ci fosse una candidatura ex An.