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300 assurdità: perché svilire la storia al cinema?

Rispetto, racconto, stile: la storia non è un prodotto commerciale che va (s)venduto al supermercato o, peggio, al discount. Piuttosto un’icona da maneggiare con cura, indossando guanti gialli e di velluto, meglio se in cachemere. Senza svarioni o sbavature, portando il rispetto che si deve, senza ingessarlo di un certo conservatorismo stantìo. Ma neanche svilirlo con fiotte di sangue che neanche dall’Etna si sono mai viste, o con forzature degne più di un videogioco cripto-nipponico che di una rivisitazione cinematografica di una pietra miliare della storia antica.

300, l’alba di un nuovo impero“, tratto dall’ultimo romanzo a fumetti di Frank Miller, è la storia parallela all’epica battaglia delle Termopili, dove il sacrificio dei 300 spartiti impedì a Re Serse di sfondare le porte di fuoco e di invadere l’Occidente. Ma questa volta di eroismi e figure da inserire di forza nel Pantheon valoriale ce ne sono poche, dal momento che la battaglia di Capo Artemisio viene raccontata puntando su carica erotica, su una donna muscolosa e rigurgitante, ma senza il fascino e soprattutto lo stile che si deve ad uno dei curvoni più significativi della storia. Facendo invece solo del wrestling.

Altro spessore era stato “300“, ottima ricostruzione di Leonida, seppure con dettagli storici da rivedere, ma puntando le fiches sull’eroismo allo stato puro, su un valore condiviso di comunità, dove il sacrificio di uno vale un bonus di sopravvivenza alle generazioni future. Insomma, il germe comunitario tanto caro alla polis di ieri, che dovrebbe essere ripreso come pungolo per gli stati-membri che, oggi, faticano tremendamente a tenere unita la tela di un’Europa sempre più in bilico tra un Serse chiamato euro e un Leonida che purtroppo ancora non c’è.

Mondo Greco

twitter@FDepalo

 

 



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