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Sicurezza nazionale ed economia ai tempi dei Bitcoin

Cosa c’entrano i Bitcoin e Destinazione Italia con l’attività dei nostri 007? E’ presto detto. I servizi segreti hanno il compito di tutelare gli interessi nazionali della Repubblica. Per molto tempo, e fino a non troppo tempo fa, i timori per la sicurezza erano riconducibili prevalentemente alle possibili azioni di terrorismo, interno o esterno. Forse con ritardo rispetto ad altri Paesi europei molto più aggressivi nell’interpretazione del ruolo dell’intelligence, anche l’Italia ha iniziato a guardare con metodo e rigore alla tutela degli interessi economici della nazione. Questo lavoro trova una importante occasione di visibilità una volta all’anno con una relazione pubblica sulla politica dell’informazione per la sicurezza che il Dis presenta al parlamento.

L’edizione 2013 conferma l’attenzione crescente proprio sulle minacce all’economia italiana che la crisi ha reso ancora più vulnerabile. L’analisi dei nostri servizi segreti, nel segnalare l’afflusso di capitali stranieri che hanno potuto fare shopping delle piccole e medie imprese della penisola, ribadisce “la necessità sia di tutelare le realtà economiche ritenute strategiche che di presidiare nodi infrastrutturali dal cui funzionamento dipendono la continuità di servizi essenziali e la sicurezza del Paese”. L’intelligence qui non entra nel merito e non cita casi specifici anche se non sarebbe fuorviante pensare all’importanza che, anche in questo senso, riveste la società delle Reti di Cdp. Questa attenzione non deve stupire. E’ infatti la riforma del 2007 che attribuisce ai nostri 007 il compito della “individuazione preventiva dei tentativi stranieri di aggressione e di influenza suscettibili di incidere sulla competitività nazionale”.

La relazione non si limita quindi ad indicare i numerosi comparti in cui l’investimento straniero potrebbe porre interrogativi in termini di sicurezza nazionale o anche – come per taluni fondi sovrani – di “esercizio di influenza politica”. Si segnala ancora una volta l’importanza di tutelare la sicurezza energetica puntando alla diversificazione delle fonti e dei canali di approvvigionamento. I fatti della Crimea sono successivi alla relazione ma non c’è dubbio che vadano a confermare drammaticamente questa indicazione. E se l’energia è un focus centrale non lo è da meno il tema finanziario con i rischi derivanti dalla stretta del credito e dalle conseguenti modalità criminali di finanziamento (es. lo Shadow Banking System). Persino il sistema di pagamento in Bitcoin è stato oggetto di una attenta (e preoccupata) analisi. Consentirebbe infatti di eludere tutte quelle norme che regolano il traffico legale di denaro.

Lo spazio cyber rappresenta in assoluto l’area di maggiore criticità: per il presente e per il futuro, per lo Stato e per le imprese che, proprio per questo, sono insieme impegnati – come spiegato nella relazione – per prevenire gli eventuali attacchi e difendere così i patrimoni economici e scientifici che sono sempre più nei cloud della rete che non nei cavò delle banche. In questo senso appare significativa la capacità di reazione sia in termini di analisi che di governance del dipartimento guidato dall’ambasciatore Massolo e dell’autorità delegata alla sicurezza nazionale, il senatore Marco Minniti. La sfida era e resta quella della consapevolezza. Delle opinioni pubbliche ma anche e soprattutto dei decisori pubblici, governo e parlamento. L’interesse nazionale è una bussola che va protetta (e seguita).



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