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Cacciari, Super-Io a portata di telecomando

Un personaggio televisivo è emerso, memorabile, di questi tempi: Massimo Cacciari, filosofo tutto d’un pezzo, di scuola idiosincratica. Che, poi, bisognerebbe elevarlo di grado. Mica un filosofo come un altro, lui. Vera e propria coscienza filosofica della televisione italiana, ecco, Cacciari è il Super-Io migliore che potrebbe capitarci (quando non si arrabbia): manco tanto invadente, viene confinato nel piccolo riquadro laterale, di solito, mentre lo spazio principale è occupato da colui che sta parlando, dall’ospite intervistato. Ma si può star certi che gli spettatori se ne infischieranno delle parole di questo e guarderanno le facce, le espressioni di quello, così estremizzate, teatrali, buffe. A volte, al filosofo scappa una risata sarcastica, altre volte borbotta in veneziano e quello è il numero che preferisco. Qualora ci sia bisogno di una voce elevata, di un punto di vista quasi disincarnato, se non fosse per le lente grattate di barba che, ogni tanto, si concede, Cacciari è a disposizione: “collegato da Venezia”, dal mattino e fino all’ora di pranzo, quando dovrà andarsene prima, purtroppo, per precedenti impegni – mangiare? -, così come quando si fa sera, finalmente, e i suoi sbadigli, la sua noia, possono essere più agevolmente scusati, quando si fa comprensibile l’atteggiamento di superiore distacco e la sprezzatura che il filosofo, senza pudore, ama ostentare.

Prego i signori della programmazione televisiva di piazzare il faccione di Cacciari accanto alla casa del Grande Fratello. Dategli qualche milione di euro, ma costringetelo a guardarsi tutto lo show, e a farsi guardare, nel frattempo: share senza precedenti, investimenti pubblicitari, eccetera, rilancerebbero questo benedetto Paese.

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