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Come uscire dal pasticcio deliberato dell’Ue in Ucraina?

kerry-lavrov

Mentre infuria la battaglia delle sanzioni tra Ue, Usa e Russia, la situazione economica e finanziaria dell’Ucraina continua a deteriorarsi. Sul senso delle sanzioni contro alcune persone delle quali non si capisce il ruolo in relazione agli eventi in Ucraina, tutti tacciono. Invece, due fatti concreti dovrebbero concentrare le menti europee: 1) la Crimea è ormai parte della Russia; 2) l’Ucraina ha finito i soldi, e senza l’immediato aiuto di 15-20 miliardi di euro il paese sprofonderà in una guerra civile.

Quindi, dal punto di vista strategico europeo, l’urgenza è di stabilizzare l’Ucraina per evitarne il collasso. Le conseguenze di una guerra civile in Ucraina sarebbero devastanti per gli abitanti del paese, ma avrebbero implicazioni imprevedibili a livello regionale, sia sul piano strategico sia su quello della sicurezza. Infine, in una tale condizione potrebbe essere necessario arrestare le forniture di gas che transitano su territorio ucraino.

Sembra piuttosto evidente che sia la Russia sia l’Ue hanno un interesse convergente ad evitare il peggio. L’amministrazione Obama sta cercando una mediazione con la Russia su scala più ampia, mondiale, ma non tutte le forze americane vanno nella stessa direzione.

La capacità negoziale dell’Ue è stata annientata dopo certi errori deliberati commessi tra il novembre 2013 e la fine di febbraio 2014. Infatti, fonti europee che hanno chiesto l’anonimato, fanno sapere che “qualcuno” è intervenuto nel “correggere” alcune parole del corpo di testo del resoconto che avrebbe dovuto sbloccare i fondi europei a sostegno della proposta di associazione che inizialmente il presidente Yanukovic aveva accettato. L’executive summary e le cifre rimasero inalterate nel testo approvato, ma il testo vedeva “emendate” le valutazioni da “positive” a “negative”. Ciò spiega il motivo dell’improvviso rifiuto ucraino di firmare l’accordo con l’Ue e di accettare, invece, lo sconto fiscale russo di 15 miliardi. Insomma, l’Ue si è cacciata da sola in una situazione a dir poco imbarazzante che ha danneggiato molto la sua credibilità internazionale.

Adesso, l’Ue non può fare altro che aiutare concretamente Obama a spegnere gli ardori dei vari falchi e neocons che cercano lo scontro con la Russia. Oltre all’aiuto l’Ue dovrà pagare anche il prezzo dei propri errori, accollandosi la spesa in sostegno finanziario che serve all’Ucraina per non diventare uno stato fallito. Come dicevamo almeno 15-20 miliardi nell’immediato – settimane – per andare avanti qualche mese, e poi un piano di finanziamento per la riforma e la ricostruzione dello stato ucraino (si stima almeno 200 miliardi in vari anni). Essendo stata “inutile” l’Ue è la vera perdente nella non-guerra ucraina. Tanto è vero, che finanche il prossimo segretario generale della Nato, con ogni probabilità, sarà di un paese non-Ue (Norvegia?).

Vista la situazione reale, l’altro perdente è l’Ucraina. Sebbene il paese dovesse riuscire a non fallire e in qualche modo a restare unito e indipendente, sia la qualità della vita degli ucraini sia le sue prospettive future di sviluppo sono ormai illusorie. Da un lato le sarà imposta una pesante ‘ipoteca’ per ripagare gli aiuti economici che riceverà dall’Ue o dal Fmi, dall’altro la pesante ‘condizionalità’ che le sarà imposta per la propria sopravvivenza come stato indipendente renderà praticamente vane le scelte di governo.

Da parte sua, la Russia ha presentato delle ‘offerte’ che sono dei passi concreti per una pacificazione possibile con l’Ucraina, ed eventualmente un accordo con gli Usa. Anche in queste offerte, l’Ue è menzionata solo marginalmente o addirittura assente.

Le prime ‘offerte’ russe riguardano il personale non russo di stanza in Crimea: salari 5 volte più alti rispetto a quelli ucraini; conservazione di tutti i vantaggi materiali e benefit già acquisiti; prepensionamento anticipato di 20 anni rispetto al termine naturale. Queste misure, testate in Crimea, potrebbero eventualmente estendersi anche alle regioni orientali dell’Ucraina. Ovvero, con i soldi veri, non con le sanzioni o le minacce militari, si ottiene il massimo vantaggio senza sparare un colpo.

Seguono ‘offerte’ proposte dal ministro degli affari esteri russo, Sergej Lavrov, agli Usa per creare una struttura politica federale che permetta all’Ucraina di essere gestibile. Alcuni dettagli di questa ‘offerta’ russa sono stati ripresi in un editoriale del New York Times pubblicato il 19 marzo.

Sembra di capire che la Russia e gli Usa, archiviata l’Unione europea, stanno seriamente lavorando per disinnescare la crisi ucraina costruita a tavolino dagli europei.



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