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Apsa, benvenuti nella vera banca del Vaticano voluta da Papa Francesco

Il coordinatore del neonato Consiglio per l’Economia, il cardinale Reinhard Marx, assicura che d’ora in poi la “vera banca vaticana sarà l’Apsa” e non lor, l’Istituto per le Opere di religione da tempo nel ciclone delle inchieste interne ed esterne alle mura leonine. L’importanza e l’autonomia dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica) era stata già ribadita qualche settimana fa, quando il Papa aveva istituito ex novo il cosiddetto “ministero delle finanze” del Vaticano, che avrà il compito di sovrintendere ai bilanci dei vari organismi d’oltretevere. Ma che cos’è l’Apsa, organismo del quale si parlava ben poco prima dell’arresto del suo capo contabile, mons. Nunzio Scarano, l’estate scorsa?

COS’E’ E COME LAVORA L’APSA

Istituita da Paolo VI nel 1967, all’Apsa spetta l’amministrazione dei beni di proprietà dalla Santa Sede, destinati a fornire fondi necessari all’adempimento delle funzioni della curia romana. A guidarla c’è un cardinale, attualmente Domenico Calcagno, nominato da Benedetto XVI nel 2011 e vicinissimo a Tarcisio Bertone. Calcagno prese il posto del cardinale Attilio Nicora, che nel frattempo era stato messo a capo dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria costituita per prevenire e contrastare il riciclaggio. Il lavoro all’Apsa è suddiviso tra due sezioni, l’ordinaria e la straordinaria. L’ordinaria amministra i beni “che le sono affidati”, avvalendosi anche del contributo di “esperti”. Inoltre, cura la “gestione del personale attivo della Santa Sede”, sovrintende “alle direzioni amministrative che fanno capo a essa”, provvede “a quanto è necessario per l’attività dei Dicasteri”. La sezione straordinaria, invece, “amministra i beni mobili propri e quelli a essa affidati da altri enti della Santa Sede”.

“NECESSARIO MUTARE L’ASSETTO DI GOVERNANCE”

Prima ancora di Marx, era stato Papa Francesco a ribadire che è l’Apsa “la banca centrale del Vaticano” ed è naturale che su questa si focalizzerà nei prossimi mesi l’attenzione dei due nuovi organismi economici da poco costituiti. Lo Ior, infatti, erroneamente ritenuto “la banca d’oltretevere”, è un istituto finanziario. Rispondendo a una domanda del Sole 24Ore, il cardinale George Pell (neoprefetto del Segretariato per l’Economia) spiegava che d’ora in poi l’Apsa vedrà accrescere i suoi poteri, ma “dovrà dialogare con le altre banche centrali come la Fed o la Bce”. Per fare ciò, però, “dovrà mutare l’attuale assetto di governance”. Tradotto, rendere tutto più trasparente.

IL MONITORAGGIO DELLA SITUAZIONE FINANZIARIA E GESTIONALE

E qualcosa si è già iniziato a fare, come dimostra la procedura di due diligence affidata lo scorso autunno a Promontory Financial Group, che aveva già in mano il controllo dei conti dello Ior. Un monitoraggio necessario per “permettere di approfondire la verifica della situazione finanziaria e gestionale” della struttura, i cui risultati saranno esaminati dalla speciale commissione pontificia che si occupa dell’organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede. Sarà questo organismo, nei prossimi mesi (forse già nella riunione di aprile), a formulare le proposte per promuovere le migliorie necessarie a rendere più trasparente l’Apsa. Naturalmente di concerto con la Segreteria e il Consiglio per l’Economia.

ANCORA POCHI CONTROLLI INTERNAZIONALI SULL’APSA

E’ dunque evidente che se il destino dello Ior è al momento ignoto – visto che la pontificia commissione che si occupa di studiare la struttura che ha sede nel torrione di Niccolò V non ha ancora fornito il suo verdetto ai cardinali del C8 – i prossimi mesi vedranno l’Apsa posta al centro dell’attenzione. Il Papa vuole vederci chiaro. L’Istituto per le Opere di religione rimane un problema, qualche cardinale ne chiede ancora la chiusura, ma sulla struttura presieduta da Ernst von Freyberg sono ormai accesi i riflettori degli organismi internazionali che ne monitorano conti e attività.

ALLO STUDIO UN MODELLO DI PESI E CONTRAPPESI

Lo scorso luglio, l’Espresso scriveva che “la vera ricchezza della chiesa cattolica sta dove nessun profano potrà ficcare il naso”, l’Apsa. Ecco perché si sta studiando un modello fatto di pesi e contrappesi che se da un lato potrà rafforzare l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, dall’altro la sottoporrà a controlli più stringenti. Il punto “oscuro” è che spesso l’Apsa agisce direttamente con società proprie e finanziarie affidate a una rete di professionisti di fiducia. Ed è qui che si concentrerà l’attenzione del nuovo corso vaticano.



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