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Che cosa ci riserverà l’amorevole antipatia tra Renzi e Camusso

Matteo Renzi non ha certo usato toni diplomatici nei confronti di Susanna Camusso.

La leader della Cgil che si accinge a vincere il congresso con una maggioranza bulgara, ma che non riesce a liberarsi della spina nel fianco di Maurizio Landini, è stata accomunata a Giorgio Squinzi in qualità di ospite della ‘’palude’’ che non riesce a stare al passo di quel ‘’torrente impetuoso’’ a cui il premier – che non conosce l’umiltà – paragona se stesso e l’azione del suo governo.

E’ noto che, ben oltre le antipatie personali, tra i due esiste un grave dissenso: la materia del decreto legge n. 34 che ha messo nero su bianco le prime norme del jobs act. In particolare, sono le novità introdotte nella disciplina del contratto a termine (anche se non vanno sottovalutate le semplificazioni sostanziali apportate al contratto di apprendistato) a suscitare la contrarietà della Cgil.

Le modifiche sono ormai note: nell’ambito dei 36 mesi di possibile durata di un contratto a termine i datori non saranno più tenuti ad indicare la c.d. causale (una trappola che li metteva nelle mani dei giudici sovente pronti a trasformare il rapporto a termine in uno a tempo indeterminato); il medesimo contratto può essere prorogato per otto volte purché non cambino le mansioni iniziali; è fissato un tetto del 20% dei rapporti a termine rispetto all’organico complessivo, ma sono fatte salve le deroghe negoziali, le sostituzioni e le attività stagionali.

Si tratta sicuramente di una svolta importante che riconosce ancor più centralità a questa forma contrattuale al momento dell’assunzione (benché sia più onerosa, già ora interessa – sono dati di flusso – il 70% delle attivazioni) e che mette al sicuro le imprese rispetto alle insidie di un contenzioso affidato alle scorribande dei giudici del lavoro.

Per giunta, la prima timida liberalizzazione, introdotta fino a 12 mesi, dalla legge n. 92/2012 (Fornero) è stata molto apprezzata dalle aziende che hanno preferito – come risulta dal monitoraggio del Lavoro – avvalersi del contratto a termine anche nei casi in cui, in precedenza, si rivolgevano a rapporti atipici. Ha ragione, pertanto, il ministro Poletti nel sostenere che la riforma del lavoro a termine contenuta nel decreto n. 34 toglierà di mezzo l’uso di forme ancor più precarie.

Ma Susanna Camusso sa bene che anche il contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutela crescente (per ora confinato nella delega in corso di definizione) verrà rinchiuso, alla stregua di una reliquia, in una teca, al solo scopo di accontentare le ‘’anime belle’’ (tutte di  sinistra) che ne hanno proposto una versione; ma non servirà a nulla, perché non sarà affatto competitivo con il contratto a termine riformato.

Vuol dire, allora, che la Cgil si appresta a scendere in campo contro il governo Renzi? Non sarà così, almeno per ora. Quando è stata interpellata sulle intenzioni della sua organizzazione, Camusso (absit iniuria verbis) ha risposto come fece Vittorio Emanuele III a chi dall’Aventino, dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, gli chiedeva di cacciare Benito Mussolini: ‘’I miei occhi sono alla Camera, le mie orecchie al Senato’’.

In sostanza, la Cgil confida che sia il Pd in Parlamento ad azzoppare il decreto. E’ iniziato l’iter di conversione alla Camera in Commissione Lavoro. Il presidente, Cesare Damiano, ha già dichiarato che intende proporre delle modifiche nei punti qualificanti sia per quanto riguarda il contratto a termine, sia quello di apprendistato.

A suo avviso, l’acausalità per tutti i 36 mesi deve essere ridotta; otto proroghe sono troppe; va mantenuto il vincolo della stabilizzazione degli apprendisti come condizione per assumerne di nuovi; una parte delle ore di formazione devono svolgersi fuori dell’azienda. A difesa del governo stanno gli altri gruppi della maggioranza e Forza Italia; ma è nel Pd che possono sorgere dei problemi.

La Cgil, dunque, andrà a sfidare Renzi in casa sua, all’interno dei gruppi rappresentativi di quel partito di cui il premier è segretario. Poi si vedrà. In un secondo tempo potrebbe agire direttamente il sindacato. Nei prossimi giorni potremmo assistere a due fatti nuovi: un governo di centro sinistra che manda a quel paese la Cgil su questioni delicate attinenti al mercato del lavoro; la Cgil che sciopera (da sola) contro un governo ‘’amico’’.

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