In area Euro tassi in lieve rialzo concentrato in misura marginalmente più pronunciata in area periferica. In buona sostanza la giornata ha consentito una stabilizzazione dei mercati obbligazionari dopo i forti e repentini cali dei tassi delle scorse giornate. I volumi sono scesi sui mercati dei futures, soprattutto se confrontati con il forte balzo in avanti registrato giovedì e venerdì scorsi.
LA DANZA DEI TASSI
Il citato rialzo dei tassi è arrivato anche in conseguenza del richiamo di diversi esponenti BCE sul fatto che il QE sarebbe una manovra possibile ma non imminente. Ieri Weidmann, presidente della Bundesbank, ha dichiarato che la BCE è pronta ad agire se il periodo di bassa inflazione si protrarrà a lungo, aggiungendo che al momento il rischio di una spirale deflattiva è basso.
CHE SUCCEDE NEGLI USA
Negli Usa tassi sostanzialmente stabili in una giornata senza particolari spunti. Dal lato Fed, Plosser, uno dei membri Fed (quest’anno votante) tra i principali fautori del tapering, ha dichiarato che il periodo di bassa inflazione dovrebbe essere temporaneo, con un ritorno verso il target del 2% stimato in circa 18 mesi. Lo stesso Plosser ha sottolineato che l’ipotesi di incremento del piano di acquisto di asset per far risalire l’inflazione non sarebbe di aiuto a questo scopo. Di parere opposto Kocherlakota, membro votante ed unico dissenziente nel corso dell’ultima riunione Fed, secondo cui l’inflazione molto difficilmente ritornerà al 2% prima del 2018, richiamando l’attenzione sul fatto che la Fed deve tenere in considerazione il suo duplice mandato.
IL QUADRO DEL FONDO
Nel frattempo Il FMI ha presentato l’aggiornamento del quadro economico prospettico. La crescita mondiale è stata leggermente rivista al ribasso per il 2014 (3,6%) e 2015 (3,9%). In ambito sviluppato, tra i paesi soggetti a revisione migliorativa figurano in primo luogo UK seguita dalla Germania. Tra quelli invece con revisione peggiorativa figura il Giappone la cui crescita 2014 è stata portata da 1,7% a 1,4%. Revisione peggiorativa anche per l’area emergente (da 5,1% a 4,9% per l’anno in corso), in seguito principalmente al forte taglio delle stime sul Pil russo 2014 (da 1,9% a 1,3%) oltre che su quello brasiliano.