È evidente che durante il semestre italiano di presidenza del consiglio Ue l’attenzione di Renzi e dei suoi ministri sarà concentrata sul difficile negoziato economico e fiscale (pareggio di bilancio e fiscal compact; crescita; occupazione). Renzi ha detto “rispettiamo le regole per cambiarle”. Non sarà facile e gli auguriamo successo.
Tuttavia, ci permettiamo di lanciare un promemoria a chi di competenza (Renzi, Mogherini, Gozi?) perché si dia la giusta importanza ai gravi problemi che l’attuale gestione del Seae (Servizio di Azione Esterna dell’Ue) pone all’Italia, dalla cattiva gestione strategica con la Russia della crisi in Ucraina all’incerta linea politica verso il Mediterraneo e il Nord Africa. Tutte aree geografiche determinanti per l’esistenza e la sopravvivenza dell’Italia.
È imprescindibile che l’Italia si batta per rimettere sotto controllo politico il Seae che invece è ostaggio di logiche burocratiche che ci hanno molto danneggiato. La recente nomina a direttore per i diritti umani e la democraticizzazione dell’italiano Silvio Gonzato, non cambia l’equazione del potere del Seae che è ampliamente sbilanciata nelle mani degli anglosassoni: Catherine Ashton (UK), High Commissioner, e David O’Sullivan (IRL), attuale direttore generale amministrativo (carica costruita apposta per lui), e per cercare di compensare la Francia, Pierre Vimont, segretario generale esecutivo. Pare che David O’Sullivan sarà presto nominato ambasciatore dell’Ue a Washington, nomina che si dice sia richiesta proprio dagli Usa per assicurarsi che il Ttip (l’accordo di libero scambio transatlantico) sia gestito da mani amiche sulle due sponde dell’atlantico. Una evidente cattiva notizia per l’Europa. Nel 2013, O’Sullivan si ritrovò a fianco della baronessa Ashton sui negoziati per l’accordo di libero scambio UE-Ucraina … con i risultati che possiamo vedere.
A nulla sembrano essere servite le denuncie della società civile sul conto di O’Sullivan (ref lettera aperta di Frank Biancheri) che nei primi anni ‘90 portarono ad un’indagine della Corte dei Conti per appropriazione indebita proprio nell’unità Tempus diretta da O’Sullivan. Infatti, la “protezione” americana, scrive Bianchieri, portò O’Sullivan a diventare niente meno che segretario generale della Commissione europea presieduta da Romano Prodi. Alla coppia anglosassone O’Sullivan e Neil Kinnock (UK), che dal 1999 al 2004 fu vice presidente della Commissione europea, si deve anche la disastrosa riforma amministrativa che, come preludio degli affrettati allargamenti, ha modificato il reclutamento e le carriere del sistema europeo, limitandone molto la qualità.
A nostro modo di vedere, sembra proprio che la citata recente nomina di un italiano come direttore del Seae sia un modo per escludere l’Italia dai giochi veri, quelli che ci servono per “cambiare verso all’Europa”.
Renzi, batti un colpo, e non farti fregare!