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Una spinta alla riqualificazione energetica degli edifici

Grazie a regole più stringenti e incentivi messi in campo in molti paesi, la riqualificazione energetica degli edifici si appresta a vivere un boom nei prossimi anni. Stando alle più recenti previsioni di Navigant Research, infatti, solo per quel che riguarda gli interventi su edifici commerciali o pubblici, il mercato dell’efficientamento energetico a livello mondiale nei prossimi 9 anni quasi raddoppierà. Si prevede che passi dai 68,2 miliardi del 2014 a 124,5 miliardi di dollari nel 2023.

EDIFICI COMMERCIALI SEMPRE PIU’ VERDI

Gli edifici residenziali e commerciali, ricordiamo, pesano per il 35-40% dei consumi mondiali di energia. In particolare gli edifici commerciali, che spesso hanno grossi fabbisogni di riscaldamento, raffrescamento, acqua calda ed elettricità, offrono notevoli potenziali di riduzione dei consumi. “Dato che il patrimonio edilizio esistente è infinitamente superiore al mercato del nuovo, le ristrutturazioni sono fondamentali per rendere più verdi gli edifici commerciali”, spiega Eric Bloom, analista di Navigant Research. “L’adesione a sistemi di certificazione volontaria sta crescendo in tutto il mondo, mentre in un numero crescente di regioni ci sono politiche fatte di requisiti minimi e incentivi”.

COSA SPINGE LA RIQUALIFICAZIONE

A spingere chi realizza questi interventi, emerge dalla ricerca della società di consulenza, non è tanto o solo la volontà di ridurre i consumi, ma soprattutto la necessità di sostituire gli impianti. Solo il 15% delle riqualificazioni energetiche ha come motivazione principale quella di tagliare la bolletta, il restante 85% è mosso da altre esigenze.

Per quel che riguarda gli edifici pubblici, in Europa una spinta alla riqualificazione energetica viene dalla direttiva europea 2012/27/UE, in Italia in fase di recepimento con un decreto attualmente all’esame delle Camere. Nel decreto ci sono le misure per arrivare a riqualificare energeticamente ogni anno almeno il 3% della superficie coperta utile climatizzata della pubblica amministrazione centrale, come previsto dalla direttiva UE.

LA DIRETTIVA

Nel dettaglio, è stata avviata la redazione di un inventario che al momento ha censito 2.904 edifici interessati per un totale di 13.763.975 metri quadrati. La tabella di marcia stabilita prevede investimenti pubblici per ridurne i consumi circa 70-80 milioni l’anno, dal 2014 al 2020, per un totale di 541 milioni in 7 anni.

I RISPARMI

A fronte di questa spesa si avrà un risparmio cumulato sui costi energetici stimato in 71 milioni di euro entro il 2020 che, nell’intera vita delle tecnologie per l’efficienza, stimata tra i 15 e i 20 anni, si incrementerà di ulteriori risparmi per circa 16 milioni di euro all’anno (cioè un risparmio totale di 311-391 milioni di euro). Conti che, ci spiegano fonti ministeriali, si riferiscono “alla peggiore delle ipotesi”, cioè ipotizzando che tutta la spesa per gli interventi ricada sullo Stato e senza contare che avranno precedenza gli interventi con il miglior rapporto costi-benefici. Al fine di ridurre gli oneri connessi all’adempimento dell’obbligo, inoltre, è previsto che le pubbliche amministrazionicentrali interessate favoriscano, ove possibile, il ricorso allo strumento del finanziamento tramite terzi e ai contratti di rendimento energetico.

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