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Ecco come i giornali laici hanno analizzato la canonizzazione dei due Papi

Ampio spazio, sui quotidiani di oggi, alla doppia canonizzazione avvenuta ieri in piazza san Pietro. Oltre agli articoli di cronaca, che raccontano la fiumana di pellegrini giunti a Roma per lo storico evento, è sulle parole pronunciate da Francesco durante l’omelia che si sono affermate le analisi dei vaticanisti.

UN’OMELIA “SOPPESATA CON CURA”

Sul Corriere della Sera, Gian Guido Vecchi scrive che “l’essenziale è in una frase: San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli”. Ogni parola, aggiunge ancora il vaticanista del quotidiano di via Solferino, “è soppesata con cura, nell’omelia, per una volta Francesco si concede pochissime variazioni rispetto a un testo che traccia la strada presente e futura della Chiesa, a partire dal prossimo Sinodo sulla famiglia, con buona pace di chi teme ogni cambiamento e fa resistenza”.

“CIO’ CHE COLPISCE E’ LA SOBRIETA'”

Il modello, dunque, è “la prima comunità dei credenti” e la necessità più impellente è di “aggiornare e ripristinare”. E in sostanza, si tratta di “essere docili allo Spirito Santo”. Quanto al complesso della celebrazione, scrive Vecchi, “ciò che colpisce è la sobrietà. L’unico evento che l’ha preceduta è la scelta di tenere aperte le chiese del centro storico di Roma perché i fedeli potessero pregare nella notte, niente concerti né intrattenimento. Centinaia di migliaia di persone che s’inginocchiano alla consacrazione, recitano il Padre Nostro in latino e restano in assoluto silenzio dopo la comunione. Un lungo applauso alla proclamazione solenne dei santi, nessuna ovazione né cori. Una messa”.

“UNA CHIESA PROVATA CHE TIRA FUORI IL MEGLIO DELLE SUE RISORSE”

Sempre sul Corriere, Luigi Accattoli guarda all’abbraccio tra Francesco e Benedetto: “Una chiesa provata che tira fuori il meglio delle sue risorse e scommette unita sul futuro. Questa è forse la lezione di quanto abbiamo visto ieri in piazza san Pietro e nella sua comunicazione globale”. Due papi – prosegue Accattoli – “che hanno trovato un modo fino a ieri impensabile di aiutare la famiglia cattolica ad affrontare la sfida della disaffezione dei giovani e dell’occidente”. “Sotto il paramento color porpora che cala dalla Loggia della basilica, Jorge Mario Bergoglio appare serio e compunto come non mai. Assorto e concentrato per l’intero rito della doppia canonizzazione”, scrive su Repubblica Marco Ansaldo. E’ lui – aggiunge – “la star di un evento che ha risonanza mondiale, seguito ovunque in diretta, con di fronte il Collegio cardinalizio e una buona rappresentanza di leader internazionali”.

“NESSUNA DIARCHIA, CONDIVISIONE D’INTENTI TRA FRANCESCO E BENEDETTO”

E sul quotidiano diretto da Ezio Mauro, Paolo Rodari sottolinea che “l’abbraccio fra il Papa regnante e il Papa emerito è sembrato il segno più evidente dell’amicizia e della condivisione d’intenti fra i due. Non ci sono diarchie, né fronde entro le sacre mura leonine. Piuttosto, c’è la risposta positiva di Joseph Ratzinger all’invito rivoltogli da Jorge Bergoglio il 28 luglio 2013 nella conferenza stampa sul volo di ritorno dal Brasile: ‘Santità, lei riceva, faccia la sua vita, venga con noi’”.

“BERGOGLIO HA SCAVATO NELLE VITE DEI SANTI”

Sulla Stampa, il responsabile del portale Vatican Insider, Andrea Tornielli, nota che “Bergoglio ha scelto di pronunciare un’omelia sobria, non ha cercato di scolpire il ritratto marmoreo di due giganti capaci di fermare le guerre nucleari o di abbattere la cortina di ferro, non ha canonizzato il protagonismo di due pontificati straordinari dal punto di vista storico, comunque la si pensi sui neo santi Roncalli e Wojtyla. Ha colto nelle loro vite, segnate dalle tragedie del Novecento senza esserne sopraffatte, alcuni elementi di santità che non sono necessariamente legati a ruoli di guida nella chiesa: avere due nuovi papi santi non significa infatti che per la santità occorra essere eletti al Soglio di Pietro”.

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