Il polemico botta e risposta che ha coinvolto Marina Berlusconi e Angelino Alfano sulle pagine del Corriere della Sera riguardo a un possibile ingresso della presidente di Mondadori nell’agone politico costituisce la rappresentazione plastica dello stato di conflittualità e fragilità del centro-destra. A rendere più problematica una ricomposizione della magmatica galassia conservatrice e moderata contribuisce la campagna intrapresa dal fondatore di Forza Italia per il rinnovo dell’Assemblea di Strasburgo.
Ma la sua ostilità verso l’iniziativa del governo Renzi non ha trovato riscontro nei sondaggi, tutt’altro che incoraggianti. E così acquista spessore lo spettro di un bipolarismo tra PD e Movimento Cinque Stelle. Per capire in quali forme il centro-destra possa tornare a essere protagonista nella vita pubblica Formiche.net si è rivolta a Lara Comi, parlamentare europea e candidata nelle liste di Forza Italia nel Nord-Ovest.
Sarà Marina Berlusconi a guidare lo schieramento moderato nelle prossime elezioni politiche?
Ritengo che abbia tutte le carte in regola per rivestire quel ruolo. Aggiungo che nell’eventualità di consultazioni primarie per la scelta del leader dell’alleanza, lei non avrebbe il minimo problema a vincere. Forza Italia conserva tuttora il consenso maggioritario nel centro-destra.
Voi siete pronti ad aprire un cantiere per la costituzione di una rinnovata Casa delle libertà?
Certamente. Abbiamo ben chiaro un progetto politico popolare e riformatore in sintonia con gli orientamenti prospettati dal PPE. È un programma aperto a tutte le adesioni, anche se non vogliamo costringere nessuno a parteciparvi.
Ma con quali partner è pensabile una simile aggregazione visti i rapporti con il Nuovo Centro-destra?
Non vi è un identikit prefissato dei nostri interlocutori politici. Riguardo a NCD, penso che la separazione da Forza Italia non sia avvenuta per divergenze di programma e di valori bensì per ragioni di rivalità personali. Altro tema concerne la presenza del gruppo guidato da Alfano al governo, preda di una ripartizione di potere interna al Partito democratico.
Al contrario del PPE FI propugna una radicale riforma dell’UE e dell’Euro-zona.
Non vi è alcuna contraddizione. Leggendo con attenzione il programma del Partito popolare europeo per il voto di maggio emergono molti punti di convergenza, a partire dal nuovo statuto della BCE, dal primato della famiglia, dai progetti sul lavoro. Un tema rilevante di dissenso riguarda la costituzione di una sede unica per il Parlamento tramite l’eliminazione delle strutture presenti Strasburgo. Riforma che produrrebbe un risparmio di 1 miliardo di euro e per cui mi batterò con convinzione.
La vostra radicale ostilità alle politiche di austerità e al Fiscal Compact è in antitesi con la strategia promossa da Angela Merkel.
La CDU di Merkel è una delle famiglie partitiche del PPE. Nel quale contano le regole e la volontà della maggioranza democratica formata da tanti altri gruppi. E le garantisco che l’orientamento prevalente è improntato a una netta avversione nei confronti delle attuali politiche economico-monetarie.
Forza Italia rischia di venire stritolata dalle campagne anti-euro di Lega Nord, Fratelli d’Italia-AN e Cinque Stelle?
Non credo. Silvio Berlusconi riesce ogni volta a stupire e a recuperare molti consensi. Alle formazioni euro-distruttive vorrei dire che non capisco cosa aspirino a costruire dalle macerie. Finora non ho ricevuto risposte persuasive sulle prospettive di un ritorno alla lira, che comporterebbe l’impennata dei costi delle materie prima e il crollo del 40 per cento del valore dei risparmi. Nessuno mi ha convinta che recuperando la sovranità monetaria riusciremo a eliminare il debito pubblico e a promuovere gli investimenti produttivi.
Qual è allora la strada da intraprendere?
Preferisco dare ancora 5 anni di tempo a questa UE e all’Unione economico-monetaria per realizzare una “rivoluzione totale”. Ma per farlo è necessaria un’integrazione politica forte ed effettiva con un’Italia protagonista.
Abbandonereste il confronto sulla riforma elettorale se prendesse corpo lo scenario di un ballottaggio Renzi-Grillo?
Noi privilegiamo il bene dei cittadini rispetto agli interessi e ai problemi di partito. Valuteremo il percorso dell’Italicum. Ad oggi il segretario del PD ha dimostrato di non tenere fede agli accordi. E il rinvio dell’approvazione del nuovo meccanismo di voto ne costituisce la prova.