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Enders (Airbus) svela le nuove sfide dei lanciatori in Europa

E’ stato in occasione del Salone aeronautico di Berlino, appena conclusosi, che il numero uno di Airbus Group, Tom Enders, ha rivolto un appello all’Europa, affinché venga dato nuovo impulso al settore dei lanciatori, in particolare all’industria che li produce, per non perdere le opportunità di mercato che questo settore è in grado di offrire e che oggi genera un giro d’affari stimato sui 6,5 miliardi di dollari ogni anno.

RIPENSARE IL SETTORE DOPO L’ARRIVO DEI PRIVATI

“Ci troviamo in un momento cruciale per il futuro dell’Europa dei lanciatori – ha dichiarato Enders alla Reuters –. Necessitiamo pertanto di una nuova strategia per proiettare in avanti un segmento altamente redditizio e non solo dal lato industriale, ma anche da quello politico”. L’appello del numero uno di Airbus – fa notare l’agenzia di stampa – arriva come risposta all’incremento delle attività di società private, come la Space X di Elon Musk, e delle nuove tecnologie a basso costo, in grado di offrire lanciatori leggeri per mandare in orbita satelliti per telecomunicazioni a prezzi competitivi, rispetto a quelli praticati dagli operatori “tradizionali”, e soprattuto di spingere sul mercato anche altre industrie private.

LA STRATEGIA EUROPEA

La strategia europea in tema di lanciatori punta a sostituire il lanciatore pesante dell’Agenzia spaziale europea (Esa) Ariane 5, con il nuovo Ariane 6 entro il 2021, con una tappa intermedia  nel 2018 data dall’Ariane 5 ME (Midlife Evolution), un sviluppo dell’Ariane 5 preliminare al 6. L’Europa, ha dichiarato Enders, “sta lottando contro le pesanti strutture che stanno dietro a progettazione, costruzione e commercializzazione, così come contro condizioni restrittive sulla divisione delle quote di lavoro nazionali”. “Space X ci sta dando l’opportunità – prosegue il numero uno – di scuotere quello che è stato un settore di grande successo dell’industria spaziale europea. Un settore – ha spiegato – che va migliorato e integrato, altrimenti diventerà irrilevante”.

SERVE UN SISTEMA PIÙ EFFICIENTE 

“Le discussioni per l’Ariane 6 sono ancora in fase iniziale”, ha detto Enders. Airbus Defence & Space è la seconda azienda al mondo per ricavi derivanti da attività spaziali, dopo Lockheed Martin. Nel 2013 ha fatturato circa 5,78 miliardi di euro, anche se secondo Enders il sistema che presiede alle attività spaziali in Europa è ancora troppo macchinoso. Sono le Agenzie, come il Cnes francese e DLR in Germania, che decidono il design dei lanciatori per poi passarlo all’industria che li produce – in questo caso Airbus Group – e come terzo passaggio ad Arianespace, che ha il compito di commercializzarli. “Non vogliamo essere un oggetto. Vogliamo essere attori e leader e contribuire a questa necessaria riorganizzazione del settore”. Airbus Group detiene circa il 30% di Arianespace, la maggioranza è del Cnes, mentre l’11% appartiene a Safran, interessata da tempo, così come la stessa Airbus Group, ad entrare nel capitale di Avio Spazio, che in Italia produce il lanciatore europeo Vega.

ACCORDO SUI COSTI

Il piatto è ghiotto. Nel 2013 Arianespace ha firmato 15 contratti per la messa in orbita di satelliti geostazionari con Ariane 5, pari ad una quota di mercato del 60%. Ma l’arrivo della concorrenza privata pone Agenzie e industria di fronte a svariati problemi, in primis sui costi. Il lanciatore Ariane 6 per essere competitivo dovrà infatti avere un costo di circa 70 milioni di euro a lancio, ovvero meno della metà di quelli di un Ariane 5, che costa 150-200 milioni a lancio. “Una cosa almeno è chiara. Dobbiamo ridurre i costi per essere profittevoli e per farlo abbiamo bisogno di cambiare l’industria spaziale.”

SI GUARDA ALLA MINISTERIALE 

Enders spera che una decisione riguardo l’assetto dell’industria spaziale europea possa essere presa alla prossima ministeriale ESA, in programma a dicembre. Per Tom Enders la sfida che dovrà affrontare l’Europa nello spazio è paragonabile a quella che Airbus ha affrontato 20 anni fa dopo la fusione tra Boeing e McDonnell Douglas. “Servirà la stessa visione politica e industriale di allora”, ha dichiarato alla Reuters. Secondo gli analisti, il merger tra i due costruttori starebbe alla base del ripensamento europeo riguardo la propria industria aeronautica – civile e militare – che avrebbe poi portato alla creazione di Eads, oggi Airbus Group, negli anni 2000.


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