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Benvenuti nel regno nazionalsocialista di Marine Le Pen

Un suo collega greco ci aveva provato nel 2011 a chiedere un referendum sull’Ue. Oggi anche Marine Le Pen, dopo Giorgios Papandreou, propone una consultazione popolare. L’impressione, però, è che al netto di iniziative populiste o di proposte programmatiche, qualcosa di significativo sia nato in Francia, con il Front National al 25% e i cocci dell’Ump che fanno fatica a ricomporsi dopo il passo indietro di Copé.

LA GRANDEUR
Non più semplice e focosa protesta, ma fresca forza di governo. Marine Le Pen, dopo l’exploit delle elezioni europee, ha fretta e potrebbe ben prima del 2017 vedersela con Manuel Valls per l’Eliseo, con una certezza in più: al pari dei popolari spagnoli, anche l’Ump scivola su uno scandalo milionario con il leader Copè azzoppato che annuncia le dimissioni e Sarkozy forse definitivamente fuorigioco. Non più populismo, quindi, ma una Le Pen di governo con un programma nazionalsocialista. Welfare, ripresa, produttività interna e immigrazione sono stati i cavalli di battaglia con cui la leader del Fn ha quasi doppiato i voti dei socialisti di François Hollande e si è attestata cinque punti percentuali dietro ai conservatori. Ma non si è trattato esclusivamente di un voto di protesta anti-sistema, dal momento che già negli ultimi sei mesi si era fatta strada la percezione che il Fn attingesse direttamente dal bacino elettorale dell’Ump, puntando su programmi e non su semplici “no” aprioristici.

UMP IN CRISI
Una curiosa coincidenza è la crisi dell’Ump, con le stesse dinamiche dei Popolari spagnoli, ovvero in virtù di un’inchiesta su distrazione di fondi che sta provocando non pochi grattacapi a Copé, che ha scelto di lasciare. Troppo ombroso l’affaire Bygmalion relativo a venti milioni di euro che secondo l’accusa sarebbero stati destinati a suoi amici, per non produrre conseguenze politiche pesanti. “Una decisione presa nell’interesse futuro del partito” la definisce su Twitter Eric Ciotti, deputato della Première circonscription e Presidente del consiglio generale delle Alpes-Maritimes, oltre che delegato generale della Federazione nazionale dell’Ump. Insomma, uno non certo di passaggio.

STRATEGIE
La sensazione, dopo il voto di domenica e la crisi dell’Ump, è che per la Le Pen la strada per l’Eliseo si faccia in discesa. Chistian Jacob, presidente del gruppo Ump all’Assemblea nazionale, appena terminato il gran consiglio ha osservato che Jean-Francois Cope è stato applaudito “all’unanimità” dal gruppo, dopo aver annunciato le sue dimissioni. Ed esclude che sia in atto un’implosione: “Oggi non c’è affatto la scissione del gruppo”, ha detto. Ma non sarà certo con la cura dell’immagine e con le rassicurazioni degli alti papaveri che il partito potrà tornare ai fasti di Sarkozy. Anzi, proprio sull’ex presidente potrebbe abbattersi definitivamente l’onda Le Pen, a colpi di proposte ed azioni concrete.

PRIMIZIA
Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, il Fronte Nazionale è il più grande partito in Francia. Un trionfo che fonti interne assicurano fosse ampiamente previsto. Un terremoto l’ha chiamato Le Monde, ma è guardando ai numeri che si comprende maggiormente il dato. Il 25% su base nazionale è figlio del 32,5% raggiunto nel Nord Ovest, del 29% nel nord est e del 28,9% del sud est. Un nuovo tripartitismo si staglia anche sotto l’Arco di Trionfo? Per ora il rischio è che gli avversari di Marine Le Pen si presentino ai nastri di partenza con gli artigli tagliati: l’Ump dallo scandalo rimborsi e il partito socialista dalle difficoltà amministrative.

twitter@FDepalo



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