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Così Google sta perdendo la guerra sul diritto all’oblio

La crescita esponenziale di Internet ha portato diversi grattacapi, ma anche la nascita di nuovi diritti, come quello all’oblio.

La possibilità di vedere eliminati dati personali dai risultati di Google – spiega il Wall Street Journal – è da oggi una realtà. Mountain View, da cui passa il 90% delle ricerche sul web in Europa, ha lanciato un servizio attraverso il quale i cittadini europei potranno chiedere che vengano cancellati i collegamenti a risultati di ricerca che si ritengano inopportuni (qui il link).

I PASSI PRECEDENTI

La scelta non è stata frutto di un’iniziativa autonoma. Lo scorso 13 maggio la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che è diritto dei cittadini europei richiedere ai motori di ricerca online l’eliminazione dalle loro pagine dei risultati di link che rimandino a “contenuti non più rilevanti” che li riguardano, inclusi documenti legali. La sentenza era arrivata dopo il ricorso presentato all’equivalente del nostro Garante per la privacy in Spagna.

LA VICENDA

Nel 2010 un cittadino iberico, Mario Costeja Gonzalez, intentò una causa contro un quotidiano, Google Spain, e Google Inc. Un paio di settimane fa la Corte Ue ha risposto così ai giudici spagnoli in merito alla causa: “Il gestore di un motore di ricerca su Internet è responsabile del trattamento effettuato dei dati personali che appaiono su pagine web pubblicate da terzi”.

LA REPLICA DI MOUNTAIN VIEW

Nonostante Google – racconta Reuters – abbia definito “deludente” la decisione, il colosso ha voluto adeguarsi in fretta alla sentenza, mettendo a disposizione un modulo web attraverso cui i cittadini europei possono chiedere la cancellazione dei risultati desiderati.
Durante la valutazione della richiesta – si legge nell’introduzione di Mountain View al modulo stesso – stabiliremo se i risultati includono informazioni obsolete sull’utente e se le informazioni sono di interesse pubblico, ad esempio se riguardano frodi finanziarie, negligenza professionale, condanne penali o la condotta pubblica di funzionari statali“. La procedura, prosegue l’azienda, “è in fase di sviluppo. Nei prossimi mesi lavoreremo a stretto contatto con le autorità per la protezione dei dati e con altre autorità per il perfezionamento del nostro approccio“.

COSA FARE

Chi vuole veder rimossi i dati che lo riguardano deve identificarsi, spiegare quale pagina vuole sia cancellata in relazione a quale ricerca e perché. Affinché la richiesta venga tenuta in considerazione dovrà essere fornita una copia digitale di un documento che dimostri l’identità del richiedente. Incerto ancora il tempo necessario alla rimozione, che verrà effettuata da una persona in carne ed ossa e non da un software.

IL PROBLEMA DELLA PRIVACY

Come ricorda il caso Snowden, ancora saldamente al centro delle cronache, il diritto all’oblio è solo l’ultima battaglia di una guerra quotidiana portata avanti da utenti, stampa e associazioni a tutela della privacy in Rete. Anche per questo il Financial Times commenta la decisione della Corte Europea che ha spinto Google a rimuovere i risultati come “sorprendente, inaspettata e potenzialmente rivoluzionaria“. Anche se, sottolinea, persistono problemi pratici ed etici di difficile soluzione. Che cosa sarà considerato “non più rilevante”? E da chi? Come si può intuire, le implicazioni, sottolinea GigaOm possono essere imprevedibili.



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