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Perché contestiamo il lussuoso regalo di Stato ai giornali di carta. Parla Brescia (M5S)

Ancora due anni prima di procedere allo stop all’obbligo di pubblicazione di annunci di bandi di gare sui quotidiani.

Governo e Parlamento – attraverso un emendamento al decreto legge Irpef approvato nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato – danno un po’ di tempo ai giornali rimandando al primo gennaio 2016 la misura annunciata dal premier Matteo Renzi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi, con l’obiettivo per lo Stato di risparmiare oltre 100 milioni di euro.

A votarlo tutti i partiti, eccetto il Movimento 5 Stelle. Ecco perché come spiega il deputato Giuseppe Brescia in una conversazione di Formiche.net.

Onorevole, perché il Movimento 5 Stelle ha votato contro l’emendamento?
Perché si tratta di un finanziamento indiretto all’editoria. L’obbligo di pubblicazione incide ogni anno per svariate centinaia di milioni di euro sulle casse di imprenditori e amministrazioni pubbliche, che invece potrebbero essere risparmiati da tale oneri.

Le voci favorevoli sostengono che si tratti di pubblicità e non di finanziamento e che in ogni caso si tratti di una deroga. Come commenta queste dichiarazioni?
Il fatto che sia un chiaro e cospicuo finanziamento indiretto non lo dice solo il M5S ma lo ha detto, prima delle elezioni, anche Renzi, cito testualmente: “”oggi è il momento di Internet, non si può obbligare a comprare spazi sui giornali, a meno che non lo si voglia considerare un finanziamento pubblico indiretto”. A mio parere il fatto che tutti i partiti abbiano votato per l’emendamento dimostra i legami strettissimi che il mondo politico intrattiene con la stampa. Oltre a rappresentare una delle prime promesse non mantenute del governo Renzi.

Il Pd e gli altri partiti hanno votato contro l’emendamento in modo compatto o c’è stata qualche voce fuori dal coro?
Questo non lo so, perché io sono alla Camera mentre la votazione in oggetto è avvenuta al Senato, ma di solito le votazioni avvengono per gruppo.

Che tipo di modello per l’editoria ha in mente il Movimento 5 Stelle?
La nostra proposta di legge, di cui sono primo firmatario, dovrebbe approdare a luglio in Commissione cultura. E’ stata la prima proposta di legge discussa e scritta insieme ai cittadini italiani attraverso il nostro portale LEX. Nel tempo è molto cambiata, accogliendo i suggerimenti raccolti. Prima prevedeva l’abolizione del fondo all’editoria, ora invece prevede di dirottare quei finanziamenti alla riconversione del panorama editoriale, favorendo la transizione verso il digitale e sostenendo start-up di nuovi progetti editoriali di giovani giornalisti che oggi sono costretti a lavorare nelle redazioni per pochi euro al pezzo.

Come giudica il fondo straordinario per l’editoria annunciato da Palazzo Chigi?
Al momento non ci hanno fornito abbastanza dettagli per poterne parlare, la nostra idea rimane quella di un’editoria slegata da sovvenzioni e partiti.

Perché i tagli chiesti alla Rai, che va verso lo sciopero, invece non vi convincono?
Perché riteniamo che sia una manovra poco chiara per svendere Rai Way. Siamo a favore dei tagli in Rai, purché a farne le spese siano siano gli sprechi e non asset pregiati.

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