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Perché la Confartigianato di Merletti non è troppo renziana

La rivendicazione di una democrazia di corpi intermedi vitali contro l’idea plebiscitaria di un regime di “uomini soli al comando” che perdono di vista le esigenze dei territori. È l’idea-forza emersa nel corso dell’assemblea annuale di Confartigianato, promossa all’Auditorium della Conciliazione di Roma.

Una realtà che ha contribuito a costituire il network Rete Imprese Italia, protagonista il 18 febbraio di una manifestazione di 60mila produttori scesi in strada a Piazza del Popolo per rivendicare le esigenze del moderno “Terzo Stato” contro un fisco e una burocrazia oppressivi. E capaci di neutralizzare la protesta velleitaria e ricca di ambiguità dei “Forconi”.

LE CIFRE DELL’ARTIGIANATO

Confartigianato annovera oltre 1 milione 390mila imprese – più del 23 per cento delle aziende italiane – in un paese nel quale le unità produttive fino a 50 lavoratori costituiscono il 99,4 per cento del totale con 11 milioni di addetti. Ogni giorno nascono 357 imprese artigiane con una presenza femminile di oltre 361mila persone e 534mila under 40. I titolari stranieri di aziende individuali sono 403mila e gli occupati provenienti dagli altri paesi toccano il 10,5 per cento del totale. Gli apprendisti ammontano a 470mila.

GLI OSTACOLI FISCALI E BUROCRATICI

L’assemblea è stata l’occasione per presentare il Rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato. Documento che getta luce sul carattere oppressivo e intollerabile di burocrazia e fisco. A causa dei quali le imprese sono costrette a pagare quasi 31 miliardi di euro annui – oltre 7mila euro per unità produttiva – pari a 2 punti di PIL.

Gli italiani pagano 25,7 miliardi di tasse in più rispetto alla media Ue: 420 euro pro-capite per un’entità pari al 44 per cento del Prodotto interno lordo. Cifra che cresce al 53 per cento aggiungendo il gettito dell’economia sommersa. A ciò deve aggiungersi l’estrema complessità del regime tributario. Tra il 2008 e il 2014 sono state approvate 629 nuove regole, e 389 introducono nuovi obblighi per le aziende.

UN AMBIENTE OSTILE A FARE IMPRESA

Allo stesso tempi i tempi per il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione – pari al 3 per cento del PIL – restano i più lunghi in Europa con una media di 165 giorni rispetto a 80. E producono un costo aggiuntivo di 2 miliardi di euro a carico delle aziende fornitrici.

La durata dei processi civili legati a inadempienze contrattuali supera di 641 giorni la media comunitaria, al di sopra della sola Grecia. Il prezzo provocato dalla bancarotta della giustizia ammonta a oltre 1 miliardo di euro annuo.

Fattori esemplificativi di un “ambiente ostile al fare impresa”, che colloca l’Italia alla 23ª posizione nell’Ue e al 65° posto nel mondo.

PICCOLO E’ BELLO

Nonostante i freni e i ritardi del “sistema Paese”, rileva il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti, le piccole e medie imprese hanno intrapreso con coraggio la strada del cambiamento e dell’innovazione tecnologica, perseguendo il primato del valore del prodotto e della relazione tra imprenditore e cliente.

È nella qualità dei beni creati, non tanto nella dimensione delle aziende, che suo giudizio si può vincere la sfida con le potenze commerciali: “L’aumento dell’export dell’1,5 per cento rispetto al 2013 premia la fisionomia leggera delle PMI italiane”. A riprova, spiega il numero uno di Confartigianato, che “piccolo non è male”.

SI’ A UNA DEMOCRAZIA COMPOSITA

Per tale ragione Merletti respinge la “volontà non tanto velata di fare a meno dei ‘corpi intermedi’ in nome di una democrazia diretta fondata sul leaderismo e sulla Rete oltre che sulle promesse rivoluzionarie”. Un regime, rimarca con riferimento polemico ai protagonisti dell’attualità politica, che sottovaluta la fatica del confronto con i protagonisti della vita economica e sociale sul territorio.

Articolazioni ed esigenze territoriali che ai suoi occhi verrebbero sminuite e impoverite con l’abrogazione delle province e il superamento delle Camere di commercio.

SCOMMETTERE SU EXPO

Ascoltare le parti sociali. Salvaguardare e promuovere in sede politica il Made in Italy, “come ha saputo fare Antonio Tajani nell’esecutivo europeo”. Ecco le ricette per promuovere la rinascita economica del nostro paese.

Prospettiva di cui “Expo 2015 rappresenterà un acceleratore straordinario, nel quale potremo sperimentare nuovi modelli produttivi soprattutto nel comparto agro-alimentare, intensificando i rapporti con i mercati internazionali”. E in vista del quale Merletti propone di creare un unico ente istituzionale con prerogative esclusive in tema di esportazione e commercio estero.

TAGLIARE LE TASSE SUGLI IMMOBILI INDUSTRIALI

Nel terreno fiscale Confartigianato prospetta la strada del disboscamento della selva normativa, sciogliendo il groviglio di IMU-TARES-TASI con il suo labirinto di aliquote, detrazioni, esenzioni. E suggerisce di ridurre le tasse sugli immobili di tipo industriale, “che non possono essere considerate alla stregua delle seconde abitazioni”.

Poi indica la via del “contrasto di interessi” nelle prestazioni professionali e nelle attività commerciali, per spingere i consumatori a pretendere la ricevuta e combattere efficacemente l’evasione ed elusione fiscale.

RIMUOVERE I COSTI DELL’APPRENDISTATO

Per avvicinare formazione, scuola e lavoro l’universo delle imprese artigiane chiede di sviluppare il programma “Garanzia Giovani” e di ridurre costi e vincoli per l’apprendistato e i contratti a termine.

Provvedimenti che devono marciare paralleli all’agevolazione dell’accesso al credito per le piccole e medie imprese tramite il Fondo centrale di garanzia e il consolidamento del patrimonio dei Confidi.

UNA SCOSSA DA 100 MILIARDI

Per affrontare il tema dei pagamenti pendenti dello Stato e degli enti locali alle aziende fornitrici Confartigianato prefigura una soluzione di impronta liberale: la compensazione diretta tra crediti e tributi. Ne scaturirebbe, osserva Merletti, uno shock positivo per l’economia con l’immissione in tempi brevi di 100 miliardi di euro nel tessuto produttivo.

Altra misura ritenuta efficace per la ripresa è un piano nazionale di riqualificazione edile, per creare smart cities rilanciando i bonus fiscali del 55 per cento sulle ristrutturazioni e del 65 per cento sulla modernizzazione energetica degli edifici.

LE RISPOSTE DEL GOVERNO

Richieste che trovano ascolto nell’intervento del responsabile per le Infrastrutture Maurizio Lupi. Convinto che sia necessario restare la 2ª potenza manifatturiera in Europa, l’esponente dell’esecutivo vuole puntare sulla “spina dorsale del tessuto di piccole e medie imprese, le uniche in grado di creare valore e lavoro di qualità”. La stessa filosofia, rimarca, che ha spinto Etihad a investire in Alitalia.

Ricordando come il governo voglia prevedere un limite obbligatorio di 30 giorni per saldare i debiti commerciali della Pa anche ricorrendo alla fattura elettronica, Lupi condivide con le aziende artigiane l’avversione al superamento delle Camere di commercio prospettato dal premier.

Poi promette di aprire il credito bancario per le PMI virtuose, di semplificare il regime fiscale in chiave produttiva e non ragionieristica, di ridurre le bollette energetiche per le imprese italiane. Un costo superiore del 30 per cento – 4 miliardi di euro in più – rispetto ai competitori europei.



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