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Siria, per non dimenticarcene

La rapida evoluzione della crisi irachena, e i suoi risvolti sugli equilibri internazionali, stanno mettendo in secondo piano la guerra civile siriana, almeno sui media.

Ma in Siria si continua a combattere. Proprio oggi il ministro dell’Interno italiano Alfano, ha fatto sapere che sul campo ci sarebbero anche 30 jihadisti provenienti dall’Italia – otto di questi, ha specificato il ministro, sarebbero morti in combattimento; tra loro secondo quanto riportato da Alfano, è da includere anche Giuliano Delnevo, ucciso un anno fa esatto.

I dati Europol, d’altronde parlano chiaro: per l’istituto di studi dell’agenzia di Polizia europea sono 3200 gli europei partiti a combattere la jihad in direzione di Damasco. Sembra naturale che tra ragazzi di nazionalità francese, belga, olandese, tedesca, eccetera, ce ne fosso anche alcuni italiani.

Oggi arriva anche la conferma definitiva dei nuovi attacchi chimici perpetrati da Assad contro la popolazione. La missione di indagine dell’Opcw avrebbe raccolto prove a sufficenza che sarebbero contenute in un rapporto citato dal rappresentante americano Robert Mikulak, durante l’odierna riunione del Consiglio esecutivo dell’organizzazione.

Sarebbero 29 i bombardamenti di questo tipo dall’inizio dell’anno, in diverse città; del conteggio se ne è occupato anche Eliot Higgins, aka “Brown Moses”, blogger riferimento per la guerra in Siria (qui il link, con video dalle varie località colpite).

Molto interessante, per ripristinare il punto della situazione è la mappa sopra riportata (qui in versione extra-large), dove sono indicate le principali realtà combattenti e le fasce di territorio controllate o contese. A colpo d’occhio, quello che si capisce subito, è la totale asimmetria e frammentazione del fronte: tra i principali motivi pratici, che arrivati a questo punto impediscono ogni sorta di intervento.

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In mattina, è arrivata anche un’altra terribile notizia, proveniente proprio dal nord della Siria. Lo Stato Islamico, che controlla ampie fasce del territorio settentrionale, contendendoselo con la YPG (Syrian Kurdish Militia), avrebbe rapito 145 giovani curdi con l’intento di operare loro un lavaggio del cervello per trasformali in combattenti e kamikaze. La notizia è stata diffusa dall’Ondus (Osservatorio siriano per i diritti umani) e battuta dall’Ansa. Ma ci sono ancora diverse circostanze da verificare, “la pratica” sarebbe infatti nelle tecniche di combattimento tipiche dell’Isis, dicono fonti ben informate e mancherebbero conferme ulteriori – in giro non se ne parla granché, insomma.

Non sarebbe la prima volta in questi giorni, che girano notizie imprecise se non proprio false, sulle azioni dello Stato Islamico. Disinformazione, avventatezza, “euforia”, che sta travolgendo l’Isis, con la stessa veemenza con cui il gruppo ha travolto l’Iraq. Si potrebbe dire, è la stampa, bellezza – ma forse c’è anche qualche volontà di deviare le info.

Tuttavia, se la vicenda dovesse venir confermata, il collegamento va oltre al campo di battaglia siriano, rimandando direttamente a quello iracheno: dove i curdi di fatto sono stati finora l’unico freno all’avanzata dello Stato Islamico, con il gesto che potrebbe assumere anche il senso di rappresaglia.

@danemblog 

 



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