Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Malvolentieri, nei giorni scorsi, abbiamo letto il decreto legge citato, quello che dovrebbe modificare la Pubblica amministrazione., con un abbrivio verso la modernità.
Malvolentieri, perché il testo definitivo sarà diverso da quello vigente dal 25/06. Malvolentieri, perché – alla faccia del “nuovismo” – anche questo decreto legge continua ad essere declinato secondo le antiche regole del burocratese.
Al proposito, sfido i parlamentari e giornalisti a spiegare ai cittadini gli effetti dei primi 5 commi dell’Art.1, quelli che modificano le regole pensionistiche, per favorire il “ ricambio generazionale nelle pubbliche amministrazioni”.
Noi, semplifichiamo e diciamo che, violando in un colpo solo decine di commi di leggi e decreti legislativi dal 1992 al 2008, si cancellano proroghe al pensionamento risalenti al 2008. Queste proroghe cessano, ora, a far data dal 31/10/04 per tutti, tranne che per i magistrati e gli avvocati dello stato, graziati fino al 31/12/15.
Prima perla: e così, per l’ennesima volta, si modificano sia il d.lgs.165/01 che la legge Fornero. Con quali effetti?
Innanzitutto quello sul testo attuale del d.lgs.165/01 (il papà delle recenti riforme della P.A.), ora trasformato in un ircocervo (mostro favoloso tra capro e cervo; cosa assurda), che richiederebbe una riscrittura totale.
In secondo luogo, dopo i 200.000 esodati della Fornero, ora avremo 10.000-18.000 pensionamenti coatti (tra cui 750 primari ospedalieri). Tutto per favorire i giovani… ma forse Renzi non sa che non si può diventare primari ospedalieri (alias Direttori di Unità operativa complessa) senza aver raggiunto determinati requisiti professionali e di anzianità….
Seconda perla: non solo si pensa di favorire il ricambio generazionale, ma si pretende di risparmiare, sulla pelle dei nuovi pensionati e di chi resta ancora al lavoro. È l’effetto dei 10 commi dell’articolo 3 del decreto legge in questione.
Rottamati i vecchi, si potranno assumere dei “giovani”, con contratto a tempo indeterminato, ma solo “nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente, per il 2014, ad una spesa pari al 20% di quella relativa al personale di ruolo cessato nell’anno precedente”. Detta percentuale vale per Stato/Enti autonomi,Agenzie, EPNE. È invece più alta per la ricerca (50%) e per Regioni+E.Locali (60%), per motivi a Noi ignoti.
Negli anni 2016-2017-2018, la percentuale aumenta progressivamente, in modo diverso da comparto a comparto.
Ma, il punto, non riguarda i privilegi di alcuni comparti. Il punto consiste nella creazione di una serie di dubbi interpretativi. Infatti, se il risparmio di spesa del 2014 riguarda l’80% della spesa 2013, chi mi dice che i risparmi di spesa degli anni successivi siano relativi al singolo anno precedente (es. 2015 vs 2014; 2016 vs 2015 etc) e non siano invece relativi alla spesa iniziale, quella 2013? Il testo non è chiaro, sol che si leggano i commi 1-2-3-4 del citato articolo 3.
Testo non chiaro, contenzioso sicuro, pane per i legali.
Terza perla, collegata alla seconda. Per effetto della normativa, rottamo – da ottobre 2014 – 3 primari ospedalieri, dal costo complessivo di 600.000 euro (tutto incluso). Li posso sostituire con personale medico che costi (in tutto) 120.000 euro. Sostituirò quindi 3 primari o con un primario a basso costo (120.000 euro globali) o con 2 medici neoassunti (120.000 euro globali, in 2).
Secondo voi, con questa logica quale ospedale potrà reggere? Rottamo 3 e prendo 1 o 2, con riduzione delle competenze, della professionalità e con grave danno agli assetti organizzativi.
Un esempio, su tutti. In Veneto, “salteranno” 70 medici, di cui 50 primari. Con qualche problemino indotto. Ad esempio, il blocco dell’attività trapiantologica vicentina, per almeno 1 anno. Ancora, chi può pensare che 50 “primari facenti funzione” possano incidere positivamente sulla struttura, temporaneamente loro affidata, ma destinata ad essere poi guidata da un tizio scelto con lo spoil system?
Tre perle tre. Ma, poco per volta, ne scopriremo altre… tante altre.