Ho letto con interesse l’intervista ad Alessandro Cattaneo, che ho avuto il piacere di conoscere di persona, e il suo positivo commento positivamente il dibattito e l’idea di una “Leopolda Blu“.
Come già detto altre volte il titolo “Leopolda Blu” non è altro che una trovata giornalistica di Formiche.net che sarà rimpiazzato da un altro nome quando ad ottobre a Milano chiameremo a raccolta il mondo del centrodestra per tornare a parlare d’idee, visioni, sogni, unità e primarie. Non c’è la volontà di scimmiottare Renzi, che operava in tempi, contesti e situazioni molto diverse, ma la voglia di realizzare un evento aperto, fresco, capace di rimettere in moto gambe e cervello del centrodestra. Al contrario della Leopolda fiorentina non sarà l’evento di un leader che lancia una sfida riunendo i propri supporter, ma una piazza senza one-man show, corale e partecipata, costruita sulla curiosità di riscoprire il senso e il percorso di una comunità politica che sembra esser stato smarrito negli ultimi anni.
Fa bene, Alessandro Cattaneo, a sottolineare la necessità di rimanere coerenti con i propri percorsi. Non si abbandona mai la casa in cui si è cresciuti. E’ positiva dunque un’iniziativa tutta interna al suo partito, Forza Italia, e qualsiasi altra manifestazione interna alle forze politiche di centrodestra ancora esistenti che vadano verso la ricomposizione di un’area politica e l’apertura a meccanismi democratici come le primarie.
Tuttavia, la battuta d’arresto subita da quest’area è stata terrificante, tanto a livello di partecipazione elettorale quanto a livello amministrativo. Siamo sicuri che si possano recuperare i milioni d’elettori rimasti a casa o che hanno scelto un voto di protesta o che hanno accordato la propria fiducia a Matteo Renzi solo attraverso gli attuali partiti? Possono quei brand e una classe dirigente così litigiosa da far sembrare semplice anche la trama di Beautiful bastare a se stessi? Possono, magari riunendosi in tutto o in parte, riconquistare chi ha guardato altrove alle ultime elezioni politiche ed europee?
Possono sembrare domande tendenziose o magari tendenti all’idealismo. Sappiamo benissimo che il realismo politico impone di considerare ciò che c’è, ma questo non può essere la scusante per smettere d’immaginare qualcosa che oggi non esiste e potrebbe essere costruito. Per questo ritengo che all’efficacia d’iniziative interne ai partiti seppur aperte alle partecipazioni esterne sia necessario affiancare iniziative più spontanee, magmatiche e frizzanti che tendano a superare dei partiti che oggi hanno poche frecce al proprio arco.
Questo non significa certo costruire pregiudiziali verso gli attuali partiti o chi ne fa parte, anzi significa chiedere a ciascun iscritto uno sforzo ulteriore: superare le barriere erette dai palazzi romani per riprendere un discorso comune. Significa lavorare insieme: fuori, dentro e trasversalmente ai partiti. Per ripartire su comuni principi e costruire con metodi nuovi, per svegliare un popolo che sembra essersi smarrito o allontanato. Va fatto provando a tracciare una rotta precisa: lavorando insieme, tornando sulle idee, promuovendo una nuova partecipazione, aprendosi alla competizione e alla democrazia.