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Tutti i pericoli di Hamas

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Hamas è una struttura direttamente legata ai Fratelli Musulmani, dei quali accetta la direzione politica e strategico-militare. È scritto a chiare lettere nell’articolo 2 del suo statuto.
Il che implica senza alcun dubbio che la finalità è l’eliminazione dello Stato Ebraico e il ritorno di tutta l’area palestinese alla fede musulmana, senza “isole” di Ebraismo o di Cristianesimo.

È bene ricordarlo, che Hamas e le sue “Brigate Izz’ el din Qassam” vogliono la distruzione di ogni religione o stato politico che non sia l’Islam.
Attenti, Cristiani di ogni tradizione, l’Islam politico vuole eliminare anche voi, e non solo dalla Palestina, ma da ogni luogo che abbia precedentemente subìto la dominazione islamica. Quindi anche la Spagna e una parte dell’Italia Meridionale, per non parlare dei Balcani.

Un pericolo strategico e militare infinitamente più rilevante di quello della guerra fredda, perché questo islamismo è “altro” dalla cultura occidentale e vuole semplicemente eliminare la nostra civiltà, anche dal punto di vista tecnico, non solo strumentalizzarla come volevano fare i sovietici. E l’Islam radicale è una parte dell’Islam “politico” apparentemente “moderato”.

Come dichiarava l’allora capo della Fratellanza Musulmana alla TV egiziana, due anni fa, “non abbiamo bisogno di far dichiarare il jihad in Europa Occidentale, quella la conquisteremo con l’emigrazione”.
Quindi la cartina diffusa da Al Baghdadi, il nuovo “califfo” dell’ISIS in Iraq, vale anche per Hamas e per tutta la nuova galassia islamista palestinese, che comprende l’OLP e gli sciiti, che pure Al Baghdadi vuole “uccidere tutti” ma che, quando si tratta di combattere “l’infedele”, vanno benissimo come alleati.

In effetti, tutto quello che accade nell’universo politico e ideologico islamista ci porta a pensare che sia in atto una alleanza, in fase di progressivo rafforzamento, tra Hamas, la vecchia OLP “laica” e gli sciiti di Hezbollah.
L’OLP, diciamolo subito, nasce dagli stessi lombi di Hamas.
Lo zio materno di Yasser Arafat, che si chiamava in realtà Yasser Al Rauf al Husseyni, era il Gran Muftì di Gerusalemme Al Husseyni, che iniziò una serie di feroci pogrom contro le comunità ebraiche nel Mandato Britannico (e quindi lo Stato Ebraico, come fatto politico, non è il solo obiettivo del jihad, ma gli Ebrei come tali) e poi fu rilevato dai Servizi nazisti, all’inizio delle ostilità nell’area, e portato a Berlino, dove fu l’ispiratore della propaganda antisemita delle SS e stretto consigliere di Himmler.

Fu su consiglio di Al Husseyni che si costituì una Divisione islamica delle SS, la Hanschar, formata da croati e che operò nei Balcani, che saranno anche oggi il nuovo asse strategico, come accadde all’epoca dell’assedio di Vienna da parte degli Ottomani, della conquista islamica dell’Europa.
Il Gran Muftì al Husseyni era un Fratello Musulmano.
Ecco quindi come si è ristrutturato il sistema politico palestinese dopo la fine della guerra fredda: da strumento di una egemonia regionale dell’URSS e da manovale per i “lavori sporchi” dell’Est comunista in Europa occidentale, fino a divenire il mezzo di una ricomposizione religiosa e fondamentalista di tutto l’Islam.

Un islamismo nuovo e comunque violento che cerca un suo spazio egemonico mentre gli USA se ne vanno dal Grande Medio Oriente e la Nuova Russia di Putin costruisce lentamente la sua Eurasia, di cui il vecchio Medio Oriente della guerra fredda è una periferia.
Hamas nasce proprio al crepuscolo dello scontro tre Est e Ovest, nel 1987. e vuole costituire uno stato islamico con la guerra, l’unico modo di imporre l’Islam, in tutta l’area della Palestina del Mandato Britannico. Quindi il gruppo terrorista è un problema non solo per Israele ma anche per l’Egitto, la Giordania, l’Iraq meridionale.

La rete, costosissima ma ben finanziata, del welfare di Hamas serve per creare la sua rete di protezione e reclutare nuovi membri, il gruppo terrorista crea da solo, con ingenti mezzi, l’”acqua dove nuotare”, per dirla con un famoso criterio di Mao Zedong.

Hamas è uno stato nello Stato: ha il suo settore welfare, che è la migliore propaganda tra le masse povere dell’area, una rete di acquisizione delle armi, Al Mujahiddin al Filastinun, che si occupa anche dell’addestramento e della organizzazione delle dimostrazioni “spontanee”, un servizio segreto, Jehaz Aman, che fa soprattutto controspionaggio per stanare gli infiltrati ma raccoglie anche dati sugli “obiettivi” israeliani da eliminare.

C’è anche un reparto per i mass-media, A’aalam, che si occupa della propaganda a tutti i livelli. E questo sarebbe un movimento “popolare e spontaneo”, come dicono molti ingenui politici europei e USA?
Questo movimento è piuttosto un pericolo parallelo e simultaneo per Israele e per noi europei, che presto lo vedremo all’opera nei nostri Paesi, e questo non dipenderà dal solo dal nostro sostegno allo Stato Ebraico, ma sarà funzionale alla penetrazione di Hamas e dei Fratelli Musulmani nei Balcani (ci sono già) e nelle vaste comunità islamiche già presenti in Europa Occidentale.

Infatti, il gruppo islamista, nei suoi attacchi, non fa differenza tra ebrei e turisti, perché entrambi sono “infedeli”. E il musulmano che si trovi tra loro è anch’egli un “apostata”, e va quindi ucciso, secondo la logica folle dell’Islam del jihad della spada, che non riguarda solo Al Qaeda, ma è una scelta di tutte le organizzazioni islamiste già note. Hamas compreso.

Da chi prendono i soldi, diverse decine di milioni di dollari l’anno? Da alcune associazioni di arabi-israeliani, ma soprattutto da società caritative (e il riciclaggio di denaro sporco, non c’entra?) con sede in Giordania, Qatar, Kuwait, Arabia Saudita, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, Emirati Uniti, Francia e Italia.
Vorrebbero aiutare i profughi, ma in effetti sostengono quelli che li fanno rimanere tali per utilizzarli come massa di manovra e strumento di guerra.

Poi, oltre le organizzazioni mafiose internazionali, Hamas controlla anche il traffico di esseri umani dalla Somalia, dall’Eritrea e dal Sudan. E il contrabbando di qualunque cosa attraverso i passaggi sotterranei di Rafah e le reti illegali dei Sinai.

Speriamo che una corretta informazione sulla questione palestinese eviti che, in futuro, gran parte dei media, e buona parte della classe politica europea e italiana, esilarante il caso della baronessa Ashton, già commissario europeo per la Politica Estera, si metta sempre a difesa dei Palestinesi e soprattutto di chi li usa e li manipola, Hamas e tutta la grande rete del jihad della spada mediorientale, che tra poco interesserà direttamente anche noi in Europa Occidentale.

Giancarlo Elia Valori è professore di Economia e Politica Internazionale presso la Peking University e presidente de “La Centrale Finanziaria Generale Spa

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