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Vi svelo qualche sconfortante chicca del decreto Renzi-Madia sulla pubblica amministrazione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

La rilettura del decreto legge 90/2014, quello che dovrebbe riformare la pubblica amministrazione, ci ha provocato la comparsa di alcuni sintomi ben precisi, espressione di una “brutta malattia” anzi di una “brutta” sindrome: IL BARBOGISMO.

Dicesi BARBOGISMO un complesso di sintomi caratterizzati da: proposte legislative raffazzonate, inconcludenti, aggrovigliate; linguaggio burocratico e mistificatorio; cancellazione asimmetrica di decine di commi ignoti di norme precedenti; previsione “onirica” di decine di ulteriori decreti ministeriali, fonte certa di altri contenziosi legali, con conseguente “fusione” del vecchio motore della giustizia.

Come si combatte il BARBOGISMO ?
O con l’emissione vocale di una classica Imprecazione veronese, che “benedice” la madre degli estensori del decreto legge. O con una invocazione goliardica, ben nota a chi ha studiato nella citta’ che garantiva a tutti una “Patavina libertas”.

Fuor di metafora, questa ipotesi di riforma della P.A. costituisce un parto distocico, anche dopo l’intervento di mani quirinalizie.

Si pretende di riformare la P.A. prima di aver ridefinito compiti e funzioni dello Stato centrale e degli enti locali e prima di aver riscritto il titolo quinto della Costituzione, abolendo le funzioni concorrenti. Insomma, si ristruttura il tetto, senza sapere se le fondamenta della casa reggono. Province, prefetture, citta’ metropolitane, aggregazioni comunali, partecipate…….che sarà di loro? E quale sara’ il destino del loro personale, in assenza di tabelle di equiparazione delle funzioni svolte?

Si cancellano, modificano, massacrano decine di commi (per la precisione, sono 163!) di precedenti leggi e decreti (citati 140 volte…) senza rendersi conto del prodotto finale dei nuovi testi. Un esempio su tutti. Per l’ennesima volta si stravolge il d.lgs.165/01, senza prevederne una totale ed integrale riscrittura. Che invece sarebbe da fare in pochi mesi, per evitare il solito florilegio interpretativo.

Si lasciano in vita norme preistoriche: dal regio decreto del 1933 a leggi varate dal 1958 al 1974, anni di boom e post- boom italico.

Si prevedono eccezioni e deroghe Si distruggono regole pattizie, frutto di trentennali trattative contrattuali, nel nome di un antisindacalismo becero.

Si promettono decine di migliaia di posti di lavoro ai giovani, come frutto della rottamazione anticipata di qualche migliaio di dirigenti “anziani”, cancellando per costoro le regole della Fornero ed applicando, ancora una volta, i tagli orizzontali.
E, cio’, ben prima dell’introduzione degli “organici standard” nelle diverse unita’ della P.A.

Infine, una chicca. Sapete quanti decreti ministeriali dovranno essere varati, per effetto di questo decreto legge?
Ben 25,  che andranno ad aggiungersi alla montagna di circa 800 decreti ministeriali, promessi ma mai varati, dai governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi.

E questa sarebbe la semplificazione legislativa?

Cavour e Bermond des Ambrois….legislatori della prima Italia….dove siete? E dov’e’ ìil vostro “Statuto  Albertino”?

Stefano Biasioli

segretario generale Confedir


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