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Il ritorno delle relazioni pericolose tra Iran e Hamas

L’Iran è pompiere o “incendiario” del fuoco che divampa in Medio Oriente? Probabilmente entrambi e nessuno dei due, come sostiene il detto che vuole la virtù trovarsi nel mezzo; un monito valido in particolar modo nel caleidoscopio di una delle regioni più complesse al mondo.

Quel che è certo è che l’attivismo della potenza sciita è pervasivo e costante in tutta l’area e genera dubbi contrastanti sul ruolo che Teheran sta recitando in tutte le crisi territoriali, a cominciare da quella mai sopita tra Israele e Palestina.

IL RAPPORTO DELL’ONU

Secondo un rapporto poco noto delle Nazioni Unite ripreso dal Wall Street Journal, il regime degli ayatollah starebbe alimentando senza troppe remore i gruppi terroristici della regione.

Tra i beneficiari del sostegno iraniano ci sarebbe Hamas, che in queste ore – dopo la tragica escalation di rapimenti e assassinii delle scorse settimane – sta ingaggiando sulla Striscia di Gaza l’ennesimo botta e risposta con Tel Aviv, che potrebbe sfociare in extrema ratio in un utilizzo israeliano di truppe di terra.

I RAZZI DI TEHERAN

Come riporta un resoconto della BBC, Hamas ha acquisito negli ultimi due anni ordigni a lungo raggio M-302, realizzati in Siria copiando il cinese WS-1. Razzi che si sommano, come svela il Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center, a centinaia di altri con raggio d’azione pari o superiore ai 75 chilometri (R-160 e Fajr-5 in capaci di arrivare a Tel Aviv) e a migliaia di Kassam e Grad in grado di colpire obiettivi posizionati tra i 15 e i 40 chilometri.

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(fonte mappa: BBC)

IL RUOLO DELL’IRAN

Esportati in Iran, gli M-302 incriminati avrebbero raggiunto Gaza passando dal Sudan come testimonierebbe l’incursione nel marzo scorso dei commando della Marina israeliana che bloccarono nel Mar Rosso una nave battente bandiera panamense, la Klos-C. Questa solcava le acque carica di armamenti di questo tipo diretti nella Striscia, tra i quali inoltre 181 colpi di mortaio e migliaia di munizioni calibro 7,62, tutti nascosti sotto sacchi di cemento iraniano. Teheran nega qualsiasi ruolo nella spedizione. Ma il recente rapporto classificato del Comitato per le sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a cui fa riferimento il WSJ conferma che Bandar Abbas, un porto iraniano meridionale, è il posto da cui è partito l’intero carico.

UN VECCHIO LEGAME

Il legame tra Teheran e Hamas non è una novità di queste ore, ma sembrava lentamente allentatosi all’inizio della nuova decade, quando il gruppo palestinese aveva provato a riposizionarsi nella rete di alleanze regionali.

Dopo essere stata parte integrante dell'”asse defiance” guidato dall’Iran e comprendente Siria e i libanesi di Hezbollah, Hamas – ricorda Adnan Abu Amer sul sito d’informazione panarabo Al-Monitor – si è mossa progressivamente migrando verso un altro asse composto da Mohammed Morsi in Egitto, Qatar e Turchia. Quest’ultima “alleanza” è stata isolata da un asse moderato precedente alla Primavera araba e composto da Hosni Mubarak in Egitto, da Giordania e Arabia Saudita; ma anche questo ha iniziato a scricchiolare dopo il colpo di stato al Cairo, che ha ridato forza a vecchi sodalizi. Hamas “ha notevolmente beneficiato della sua appartenenza all’asse defiance, attraverso il quale ha ricevuto ingenti finanziamenti dall’Iran ed è stato in grado di addestrare i suoi combattenti, avendo stretti legami con Hezbollah in Libano“.

NUOVE SFIDE

Ora questi legami sembrano riemergere, forse anche per volere di Teheran, più che mai al centro della politica regionale. A rilanciare il ruolo della Repubblica islamica negli ultimi mesi, ci hanno pensato soprattutto i timidi passi in avanti nel negoziato con gli Stati Uniti sul ridimensionamento del proprio programma nucleare. Un protagonismo emerso anche in Siria, dove l’Iran è stato assieme alla Russia uno dei principali mediatori tra Washington e il regime di Bashar al-Assad; o più recentemente in Irak, dove di concerto con gli Usa, il regime degli ayatollah, in contrapposizione al jihadismo sunnita nella lotta tutta interna all’Islam, prova ad arginare l’avanzata dell’Isis e del suo califfato.



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