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Perché le primarie di centrodestra mi convincono

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

L’incontro di mercoledì 9 luglio promosso da Giorgia Meloni con protagonisti tra gli altri Nunzia Di Girolamo, Matteo Salvini, Giovanni Toti e tanti altri esponenti del centrodestra per lanciare le primarie in occasioni delle regionali che si terranno nella primavera del 2015, è finalmente una notizia non solo buona ma concreta perché offre le basi per iniziare a fare sul serio nel ricostruire un’alternativa alla sinistra che Matteo Renzi sembrava quasi aver reso impossibile. Bisogna adesso fare in fretta e verificare se alcuni appuntamenti (regionali in Calabria, elezione del sindaco di Venezia e forse voto per l’Emilia Romagna) saranno anticipati e dunque se l’annunciato “schieramento in formazione” potrà già farsi trovare preparato per queste scadenze anticipate.

Permettetemi inoltre di sottolineare come l’eventuale ricomposizione del centrodestra costituisca non solo un’esigenza di parte ma anche nazionale. Nel momento in cui i tedeschi appaiono chiusi sulla sostanza della riforma europea, in cui Berlino si mette a espellere agenti della Cia (il che sarà in parte giustificato ma è gravemente sconsiderato tenendo conto del quadro internazionale sempre più in tensione), mentre Israele è sottoposta all’ennesima aggressione dell’islamismo estremistico, mentre si parla di ricostruire califfati e i terroristi prendono terreno non solo in Medio Oriente ma anche in Africa, è urgente che l’Italia (che ha mandato le sue truppe in Libano e in Afghanistan, che dipende dal petrolio nordafricano) riacquisti una sovranità nazionale che ne protegga gli interessi fondamentali. E questo non sarà possibile senza una vera sovranità popolare, a sua volta fragilissma senza un completo e articolato schieramento politico,

Si dirà che l’incontro tra esponenti del “centrodestra che c’è” non è sufficiente, come si dice anche che non sono sufficienti le riforme nate dall’intesa del Nazareno (abolizione del bicameralismo perfetto, e legge elettorale in difesa del bipolarismo), Ma siamo in un fase in cui più che mai “il meglio” è nemico del “bene”: ci sono troppi Bertoldi che si mettono a fare i difficili sugli alberi su cui impiantare un nuovo centrodestra e un rilancio di governabilità e bipolarismo, non perché vogliono veramente soluzioni più efficaci ma perché temono che il nuovo li danneggi personalmente.

Dalla mia, invece, ritengo che le riforme istituzionali che si mettono in cammino non si potranno certamente fermare alle scelte spesso un po’ improvvisate renziane: nuova Europa, presidenzialismo, nuovo federalismo (ne ho scritto riferendomi alle giuste proposte di Stefano Caldoro) richiederanno scelte ben più articolate da quelle oggi impostate. Così non basta una riforma della giustizia ispirata dallo strano garantismo a corrente alternata di Pd e renzisti. Però le cose si metteranno oggi in movimento nelle forme possibili o si apriranno le vie non a scelte più razionali ma solo al caos, alla disgregazione e a un’ulteriore subalternità nazionale.

Non si tratta di spiegare, poi, proprio a me che le attuali forme organizzate del centrodestra siano inadeguate, che si tratta di promuovere da subito una ben più ampia scesa in campo di forze: però tutti i benedetti nuovi aspiranti protagonisti da quelli più autorevoli come i Corrado Passera e i Pellegrino Capaldo, ai giovani comprensibilmente impazienti devono partire dalla realtà effettuale non da quella virtuale (mi si lasci citare su ispirazione di amici che se la danno da intellettuali, la classica formula machiavelliana): nuove forze possono entrare in campo, nuovi processi organizzativi possono nascere, se si avviano concreti ed efficaci processi di unificazione. E questi processi sono possibili se ci si concentra su quello che c’è da fare per domani e non sul passato.

Personalmente mi sto dando da fare nella mia Liguria e dove mi sarà possibile per favorire la formazione di liste civiche che allarghino e qualifichino il centrodestra, ma questo sforzo non è fatto in polemica verso quel che già c’è, bensì nella speranza di far nascere quel che non c’è. Ecco perché gioisco quando gli esponenti del “supposto” vecchio centrodestra aprono seriamente la via del nuovo. Poi chi avrà più filo svilupperà le trame più interessanti, Intanto: grazie a Giorgia Meloni e grazie a coloro che hanno accolto il suo appello.



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