Anche nell’accordo per Alitalia, a quanto pare, mancherà la firma della Cgil, ma nessuno se ne preoccupa più di tanto. Ormai tutti si sono abituati alla bizzosa indisponibilità della confederazione rossa, che in questo modo, pur mantenendo il primato tra gli iscritti, si avvia all’irrilevanza. Naturalmente questo vale solo per vertenze che fanno notizia e che hanno un qualche risalto politico, nella normale cucina sindacale, nella pattuizione delle categorie minori, in pratica tutte tranne metalmeccanici e trasporti, la Cgil fa il sindacato, contratta e firma accordi insieme agli altri: nelle aziende minori dove è più presente delle altre sigle, la Cgil stipula decine di migliaia di accordi aziendali, compresi purtroppo quelli che prevedono cassa integrazione o riduzioni del personale.
(SUSANNA CAMUSSO ALL’EVENTO “RIFORMO IO”, SENZA MARIANNA MADIA. FOTO DI PIZZI)
Quando invece le vertenze hanno un rilievo mediatico scatta una sindrome speciale, che impone alla Cgil di mostrare la sua presunta «diversità» dalle altre confederazioni e l’intenzione di rendere la vita difficile al governo. Quello che, secondo Susanna Camusso, rifiutando il diritto di veto travestito da concertazione, starebbe operando una pericolosa «torsione della democrazia», qualunque cosa questa espressione astrusa intenda significare.
È una specie di capovolgimento della storia sindacale del dopoguerra, quando erano Cisl e Uil a siglare accordi separati con la benedizione dei governi centristi, escludendo la Cgil, appoggiata allora da comunisti e socialisti all’opposizione in Parlamento. Ora c’è un governo di sinistra, ma ancora una volta sono i sindacati moderati a collaborare, mentre la Cgil si presenta a tratti come punto di aggregazione di un fronte antagonista, nella versione della Fiom, a tratti come punto di riferimento della minoranza sconfitta del Partito democratico, nella versione Camusso. Il paradosso è che il massimo di politicizzazione dei comportamenti della Cgil (superiore anche a quella degli anni Cinquanta, quando l’isolamento della Cgil era determinato anche dal comportamento discriminatorio degli interlocutori) si ha proprio quando l’influenza politica della confederazione di sinistra ha toccato il suo livello minimo e il consenso elettorale ottenuto dalla sinistra che si è emancipata dal diritto di veto della Cgil ha raggiunto il massimo storico. Questa contraddizione dovrebbe prima o poi sfociare in una resa dei conti interna, tra chi vuole ripristinare il ruolo specificamente sindacale e chi preferisce la fuga nelle illusioni di una guida di un illusorio fronte del rifiuto sociale e politico. Finché non si arriverà a un chiarimento, l’apporto della Cgil alla dialettica sociale resterà schizofrenico com’è stato nell’ultimo, ormai lungo periodo.
(SUSANNA CAMUSSO ALL’EVENTO “RIFORMO IO”, SENZA MARIANNA MADIA. FOTO DI PIZZI)