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Malaysia Airlines, un errore militare dai risvolti politici. Parla Margelletti

L’abbattimento dell’aereo passeggeri della Malaysia Airlines nell’est dell’Ucraina rappresenta un errore tecnico-militare, che avrà però pesanti risvolti politici.

È l’analisi di Andrea Margellettipresidente del Centro studi internazionali, che in una conversazione con Formiche.net spiega la dinamica dell’incidente e gli armamenti utilizzati e osserva come ad essere penalizzata potrebbe essere non tanto la Russia quanto l’Europa e in particolare l’Italia.

Perché i sospetti sull’abbattimento del volo si sono concentrati sin da subito sui ribelli filorussi?
La pista è verosimilmente quella. Il motivo risiede nel fatto che loro hanno gli strumenti per farlo, ma non hanno sufficiente capacità per saperli utilizzare al meglio. Usare una batteria di missili non vuol dire solo avere la capacità di abbattere un bersaglio, ma anche di verificare bene cosa si vuol colpire.

Quale la dinamica?
In questo caso mi pare che si sia stato di un tragico errore radaristico. Uno sbaglio importante dal punto di vista tecnico, perché non si trattava di un aereo da combattimento, bensì di un velivolo civile che viaggia a una velocità relativamente ridotta e lascia sugli strumenti di rilevazione una scia notevole, facile da identificare. Non è chiaro tuttavia se l’aereo l’aereo sia stato abbattuto perché confuso con un altro o perché vicino ad un altro obiettivo.

Di che tecnologia parliamo?
I ribelli hanno svuotato le armerie e si sono appropriati di tutto ciò che hanno trovato. Quello che ha abbattuto il Boeing della Malaysia Airlines è verosimilmente il sistema missilistico anti-aereo Buk, una classe di missili terra-aria sviluppati dall’Unione Sovietica e dalla Federazione Russa, entrato in servizio nell’attuale versione nel 1980.

Ritiene ci sia anche un dato politico in questa vicenda?
Sì e credo sia più forte di quello militare. Quello che è successo rischia di penalizzare soprattutto un Paese come l’Italia, che intrattiene un forte rapporto con la Russia. A farne le spese sarebbe in primo luogo il nostro ministro degli Esteri, Federica Mogherini. Forti di quanto accaduto, i Paesi baltici potrebbero imporre un loro candidato o comunque impedire che sia un italiano il prossimo Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea. Questo non contribuirebbe al rafforzamento di un’Europa sempre più imbarazzante ed impreparata in politica estera, che sembra disinteressarsi di quanto accade ad Est, in Medio Oriente o nel Mediterraneo.

Quali valutazioni invece dal punto di vista internazionale? Alcuni analisti parlano di una vittoria di Obama e di una sconfitta, soprattutto interna, per Putin.
Credo che non sia una vittoria per nessuno. La politica estera di Obama è ancora tentennante e lo dimostra il fatto che solo lo scorso anno voleva abbattere il regime di Assad in Siria e ora ci lavora assieme per arginare l’avanzata dei jihadisti dell’Isis. Quanto a Putin, invece, non credo che quanto accaduto possa scalfire il suo consenso interno. Ha già dimostrato in altre occasioni di avere le spalle sufficientemente forti per reggere questo urto.



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