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Alitalia, perché la Cgil sbaglia a giudicare pericoloso l’accordo per la mobilità

Quando, mercoledì scorso, ho letto il “retroscena” pubblicato dalla Stampa nella pagina dell’Economia, sulle posizioni della Cgil in merito all’accordo per la soluzione della crisi occupazionale Alitalia, ho pensato che giovedì o al più tardi venerdì sarebbe venuta dalla stessa Cgil una smentita, o quanto meno un chiarimento, circa le affermazioni stupefacenti che venivano attribuite ad alcuni suoi esponenti di vertice. Poiché sono passati tre giorni e non vedo alcuna smentita né alcun chiarimento, ripropongono qui quelle affermazioni alla riflessione di tutti gli addetti ai lavori.

– “Un precedente pericoloso”: così la Cgil definisce la sperimentazione del contratto di ricollocazione per i lavoratori che perderanno il posto. Davvero la nostra confederazione sindacale maggiore considera pericoloso che si affronti un problema di mobilità del lavoro chiamando le cose con il loro nome (disoccupazione) e offrendo subito ai lavoratori interessati sostegno del reddito strettamente collegato ad assistenza intensiva di alta qualità?

– “La cassa integrazione per almeno un anno è un diritto irrinunciabile per tutti i lavoratori interessati”: onde la Cgil dichiara che non firmerà alcun accordo che non la preveda. Non importa che, in linea di principio, nelle situazioni in cui non si prevede rientro al lavoro nell’impresa l’intervento della Cig sia vietato. Ancor meno importa che tutte le ricerche economiche e sociologiche mostrino come ogni mese in più di inattività renda più difficile la rioccupazione del lavoratore.

– “La prospettiva della mobilità per i lavoratori è disastrosa”. Certo, essendo vietato attivare le misure per la ricollocazione, è impossibile immettere quei lavoratori nel grande flusso delle assunzioni, che anche in questo periodo di crisi gravissima produce ogni anno in Italia 10 milioni di contratti di lavoro regolari, di cui 1,7 milioni a tempo indeterminato. Piuttosto che rimuovere quel divieto, meglio, evidentemente, i sette anni di inattività riservati ai dipendenti di Alitalia collocati in Cig nel 2008.

Leggi l’editoriale sul sito di Pietro Ichino


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