La priorità assoluta di queste ore è “fermare il conflitto, fermare le operazioni militari di Israele a Gaza, fermare il lancio di razzi di Hamas“. E il governo italiano ci sta investendo molto, anche economicamente; un contributo che potrebbe anche aumentare.
Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, lo ha sottolineato oggi in una informativa urgente nell’Aula della Camera sulla situazione in Medio Oriente.
LA TREGUA CHE SERVE
“Una tregua – ha proseguito – non è, non sarà risolutiva, ma è il primo, indispensabile passo per fermare le armi e avviare un percorso negoziale. Per questo stiamo tutti lavorando affinché le parti accettino una prima tregua umanitaria, immediata ed incondizionata”.
IL SOSTEGNO DELL’ITALIA
La titolare della Farnesina ha ricordato il drammatico bilancio di vittime e feriti e come l’Italia stia sostenendo fattivamente la pace nella regione, anche attraverso il proprio contributo economico in campo umanitario.
In particolare Roma ha già “disposto un contributo di emergenza della cooperazione di 1,65 milioni di euro” per rispondere agli appelli delle agenzie internazionali, “per l’acquisto di medicinali e generi di prima necessità”, e “per programmi delle nostre Ong” in favore della popolazione di Gaza.
“In più”, ha aggiunto il ministro parlando della crisi nella Striscia, “l’Italia contribuisce con 4 milioni al bilancio di Unrwa, e con 2 milioni a sostegno dei profughi palestinesi in Siria e in Libano”. Non solo, nuovi soldi potrebbero arrivare. Infatti per la Mogherini il governo è “pronto a condividere con il Parlamento una valutazione seria, approfondita” e “anche urgente” sulla “necessità di aumentare questi contributi“.
LE GARANZIE
Tuttavia, ci ha tenuto a precisare la titolare degli Esteri, non sarà un sostegno incondizionato. Bisogna evitare che questi conflitti si ripetano e c’è “il bisogno di offrire a Israele garanzie di sicurezza”. Vanno offerte garanzie “sulla distruzione dei razzi e dei tunnel, nel breve periodo sulle misure di demilitarizzazione di Gaza e ovviamente sul controllo delle frontiere”. Un tema di cui si è dibattuto molto negli ultimi giorni tra Paesi europei e con le autorità israeliane, palestinesi ed egiziane che ipotizzano la possibile “riattivazione della missione dell’Ue di monitoraggio” del valico di Rafah tra Gaza e Il Cairo. Per realizzarla, però, serve un consenso unanime.