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Fatti e misteri della nuova tangentopoli cinese

Una nuova tangentopoli cinese coinvolge il 71enne membro del Politburo Zhou Yongkang, già ministro: suo figlio e la sua suocera avrebbero nascosto un patrimonio di qualche miliardo di dollari, in gran parte accumulato nel settore del petrolio e del gas. La valutazione delle loro aziende non comprende beni immobili o beni all’estero, che sono più difficili da individuare. Coinvolta anche la più grande azienda di petrolio e gas della nazione, la China National Petroleum Corporation.

L’INDAGINE

Si è mosso il presidente cinese in persona, Xi Jinping, per stimolare un’indagine ufficiale da parte del Partito Comunista su Zhou Yongkang, ex capo emerito della sicurezza interna, ministro e plenipotenziario del Politburo accusato di aver accumulato in vent’anni un grande potere mentre la sua famiglia, al contempo, accumulava ricchezze.

PRIMA VOLTA

Si tratta del primo membro anziano del partito ad essere sottoposto ad una procedura simile. Zhou, che si è ritirato dal Comitato permanente del Politburo a fine 2012 in occasione del congresso che investì Xi come top leader, è stato oggetto di un’indagine “per gravi violazioni della disciplina”, così come riferisce l’agenzia di stampa statale Xinhua, citando una decisione del comitato anticorruzione del partito.

I SOSPETTI

Alcuni investigatori hanno iniziato a scandagliare la sua vita partendo dal suo villaggio nativo, Xiqiantou nella zona orientale del Paese, scattando alcune foto alla tomba di famiglia e agli immobili di proprietà dei suoi familiari. Secondo un’indagine condotta dal New York Times, il figlio del signor Zhou, sua suocera ed una sua sorella, detenevano un patrimonio di qualche miliardo dollari, in gran parte nel settore del petrolio e del gas che era sostanzialmente “feudo politico” del signor Zhou. Si tratta di una stima basata su documenti accessibili al pubblico anche se si tratta di una valutazione limitata che esclude i beni e le partecipazioni possedute all’estero.

NEL SICHUAN

La sua forte influenza nella provincia di Sichuan (nel sud-ovest della Cina) è al centro delle indagini e ha riguardato il più grande conglomerato di petrolio e gas della nazione, la China National Petroleum Corporation, oggetto di attenzioni delle forze di polizia del Paese e dei servizi di informazione.

L’INCHIESTA DEL NYT

Già dallo scorso aprile il quotidiano americano pubblicò una serie di inchieste da cui emergeva l’attività portata avanti dal figlio di Zhou: avrebbe favorito alcuni contratti di vendita di attrezzature per giacimenti petroliferi statali, installando migliaia di stazioni in tutta la Cina. Inoltre la suocera di suo figlio deteneva partecipazioni nelle condutture e pompe di gas naturale dalla provincia di Sichuan fino all’isola meridionale di Hainan. E sua sorella, lavorando in uno dei più prestigiosi edifici di Pechino, avrebbe investito i proventi in miniere, immobili e progetti energetici.

CNPC
La CNPC è probabilmente il più grande produttore di petrolio e di gas, nonché uno dei principali fornitori di servizi di petrolio del mondo. E’ presente in quasi 70 Paesi in Africa, Asia Centrale-Russia, Sud America, Medio Oriente e bacino Pacifico. Si occupa anche dei nuovi sviluppi energetici, come i servizi di gestione del capitale. La sua produzione di gas naturale è di 79,86 miliardi di metri cubi all’anno. Produce il 53% del greggio totale cinese, il 74% del fabbisogno di gas naturale in Cina, grazie a quasi 20mila stazioni di servizio nazionali. Conta su 66mila chilometri di condutture domestiche, compresi 16369 km per il petrolio greggio (quasi il 67% del totale della Cina), 40995 km per il gas naturale (77% della Cina) e 9.437 km per i prodotti petroliferi (48% della Cina).

twitter@FDepalo

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