Skip to main content

Renzi e l’articolo 18. Le punture di spillo di Giuliano Cazzola

Nei giorni scorsi ci domandavamo dove fosse finito Guglielmo Epifani, da mesi in silenzio. È bastato evocare l’articolo 18 che si è messo a strillare come un’oca del Campidoglio.

È stata fatta notare l’assenza di Confindustria dal dibattito in corso sulle politiche economiche e del lavoro. In realtà l’associazione di viale dell’Astronomia da tempo si esprime attraverso una nuova portavoce: Susanna Camusso. In attesa ovviamente di fondersi con la CGIL.

Più a torto che a ragione (perché in quel momento rappresentava il nostro Paese) tanti osservatori italiani brindarono al sorrisetto ironico che Sarkozy e la Merkel si scambiarono, in conferenza stampa, prima di rispondere ad una domanda su Silvio Berlusconi, ormai in caduta libera. È consentito al sottoscritto condividere – sicuramente a torto – l’opinione che i partner europei si stanno facendo su Pier Matteo Renzi-Tambroni considerandolo alla stregua del fattorino del bar di fronte che viene a portare il caffè durante le riunioni ?

Il premier Renzi-Tambroni ha dichiarato che l’articolo 18 è un totem ideologico e che il suo governo, invece, riscriverà lo statuto dei lavoratori. Che cosa farà il nostro quando, articolo dopo articolo, arriverà a quello contrassegnato col numero 18? Lo salterà nella numerazione progressiva come si fa sugli aerei con la poltrona numero 17?

Leggete il bel saggio di Alessandro Barbera e Stefano Feltri “La lunga notte dell’euro” (Rizzoli). Vedrete che, dopo Romano Prodi, l’unico premier italiano che è riuscito a farsi rispettare in Europa e ad incutere soggezione ad Angela Merkel è stato Mario Monti.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter