Skip to main content

Rete Telecom, ecco che cosa cambia con il nuovo Golden Power della Difesa

Il 15 agosto è entrato in vigore il nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) che individua gli asset del settore Difesa coperti dal golden power, cioè i nuovi poteri antiscalata che hanno sostituito la vecchia golden share.

Da venerdì scorso Telecom e la sua dorsale telefonica appaiono così meno blindate e restano coperte solo da eventuali scalate ostili dei player extra Ue e non dalle mire degli operatori europei, sottolinea oggi il quotidiano Mf/Milano Finanza. Sotto l’ombrello del nuovo Dpcm finiscono diversi comparti ad alto valore tecnologico.

LA NOVITA’ PRINCIPALE

Luisa Leone spiega in un articolo pubblicato oggi sul quotidiano finanziario Mf/Milano Finanza la novità principale del provvedimento, rispetto al precedente decreto che viene adesso abrogato: “Tra gli asset protetti non figurano più le reti e gli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali dei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale e dei servizi a banda larga”.

LA MARCIA INDIETRO DEL GOVERNO
“Una marcia indietro – scrive la giornalista di MF – rispetto alla norma inserita in fretta e furia nel golden power sulla Difesa nell’ottobre 2013 (con il decreto numero 129), come mossa difensiva rispetto al rafforzamento della spagnola Telefonica in Telco, primo azionista di Telecom Italia”.
Secondo quanto si legge sul quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi l’esecutivo avrebbe preso tale decisione dopo che il provvedimento anti-spagnoli era finito nel mirino della Commissione Ue. “Senza contare – continua Leone – che tutti i pareri consultivi (da quelli del Parlamento all’Agcom, fino al Consiglio di Stato) avevano sottolineato la necessità di chiarire la nuova disciplina, che duplicava la protezione della rete telefonica, individuata come asset strategico sia dal Dpcm sul comparto Difesa che da quello su Tlc, Trasporti ed Energia”.

UNA TUTELA MENO FORTE PER LA RETE TELECOM
Con il nuovo decreto la dorsale rimane invece coperta solo dalle norme in merito a Telecomunicazioni, Trasporti ed Energia, correggendo così la sovrapposizione sopra elencata e prevedendo di fatto una tutela meno forte. Tali norme permettono infatti al governo “di intervenire ponendo veti e condizioni solo se le operazioni vedono coinvolto un operatore non europeo”, spiega Leone.

LE NUOVE PROTEZIONI
Oltre a confermare gli asset protetti in precedenza, il nuovo Golden power sulla difesa elenca all’articolo 2 quelli individuati dal Ministero dell’Interno da proteggere in quanto importanti per la sicurezza nazionale. Risultano protetti i sistemi di osservazione ottici e radar per la sorveglianza e il controllo del territorio, i sistemi propulsivi e di trasmissione di potenza e comando installati su veicoli marittimi, terrestri o aerei utilizzati ai fini della sicurezza nazionale. A questi vanno aggiunti gli asset relativi ai sistemi di protezione balistica e quelli di monitoraggio in tempo reale della radioattività di proprietà del Ministero dell’Interno.
Sotto l’ala del nuovo decreto ricadono anche alcune reti Tlc: quelle di proprietà del Ministero dell’Interno, quelle di Interpolizia in uso alle forze di Polizia e quelle utilizzate dalle amministrazioni statali competenti in materia di ordine e sicurezza pubblica.

LE OPERAZIONI INFRAGRUPPO
Come il precedente, anche il nuovo decreto prevede che per le operazioni infragruppo non vengano di norma applicati i poteri speciali: “Se fusioni, scissioni, cessioni o trasferimenti di rami d’azienda avvengono all’interno di uno stesso gruppo ricorre l’obbligo di informativa al governo ma non si prevede un intervento”, spiega Leone.

Attraverso i canali istituzionali, tra quali quelli dell’intelligence, possono essere però acquisiti alcuni elementi informativi per evitare che le informazioni infragruppo facciano da schermo per trasferire all’estero attività, tecnologie o informazioni protette dal Dpcm.


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter