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Libia fra terrore e tartufismi

Libia haftar

Due titoli sono sufficienti per inquadrare la questione. Primo: “Libia, 170 migranti dispersi”. Secondo titolo: “Caos a Tripoli, gli islamici conquistano l’aeroporto”.

Possiamo dire: l’avevamo detto e previsto da tempo che la Libia stava per trasformarsi in un vulcano i cui lapilli integralisti si sarebbero giunti per primi in Italia. Formiche.net, infatti, pressoché in solitudine, dando conto cronachisticamente di quanto avveniva in Libia cercava di attirare le attenzioni di politica e istituzioni su uno Stato alla sbando e foriero inquietudine per l’Europa e l’Occidente. D’altronde i segnali si erano trasformati in allarmi istituzionali. Gli Stati Uniti invitavano l’Europa e dunque anche e soprattutto l’Italia a non volgere lo sguardo da un’altra parte. L’autorità delegata, in primis Marco Minniti, aveva fatto sia diagnosi che prognosi della situazione.

Ciò detto i due titoli che abbiamo ricordato all’inizio pongono due problemi.

Il primo – quello degli sbarchi – indica un fallimento disastroso delle politiche europee che si fa beffe anche dell’Impegno e della solidarietà dell’Italia, visto quanto detto qualche giorno fa da Bruxelles: cara Italia, arrangiati, perché Frontex non ha risorse per aiutarti.

Il secondo – quello dell’integralismo islamico – non si risolve attaccando i toni aspri e sopra le righe della Lega (come fa, peraltro giustamente, il ministro dell’Interno Angelino Alfano in un intervista oggi al Corriere della Sera) ma individuando pecche, ritrosie e tartufismi della nostra intellighenzia, anche politica.

Meno parole (e meno interviste) e più fatti.

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