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Perché l’Ucraina è in bilico tra guerra e pace

C’è voluto davvero poco tempo per archiviare il piccolo, apparente, passo in avanti del vertice di Minsk tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko. La tensione tra Ucraina e Russia è tornata a crescere, mentre al confine tra i due Paesi spirano sempre più forti venti di guerra. A certificarlo è la Nato, che ha documentato la presenza di “oltre mille soldati russi” nella parte orientale del Paese.

LE ACCUSE DELL’ALLEANZA

Secondo un alto esponente dell’Alleanza Atlantica che ha preferito rimanere anonimo, milizie di Mosca “sostengono i separatisti, combattono con loro e tra di loro”. Non solo. La fornitura di equipaggiamento militare da parte della Russia ai separatisti sarebbe cresciuta in “volume e qualità” (ecco il link ad alcune foto).

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(fonte: Wall Street Journal)

Dichiarazioni che rappresentano per molti analisti il segno più evidente che, dopo le buone intenzioni dei giorni scorsi, lo scenario rimane preoccupante. Tra Mosca e Kiev è in corso una pericolosa partita a scacchi, nella quale Putin sembra non voler né perdere, né arretrare. Anche per questo la Nato ha deciso di rispondere a tono al protagonismo russo, interpretato come una vera e propria provocazione.

Ad avere chiaro i rischi che comporterebbe una possibile escalation è Poroshenko, che annunciato lo svolgimento delle “prime consultazioni a livello di Stato Maggiore” tra le due nazioni per discutere del controllo sul confine, spiegando che il 30 agosto si consulteranno anche i rispettivi servizi di frontiera.

Il timore per un’improvvisa degenerazione del conflitto sale. Già poche ore prima della Nato, Kiev ha accusato Mosca di “invasione diretta”, mentre da parte russa si ripete che non ci sono militari delle Federazione nel territorio ucraino, ad eccezione di un gruppo di soldati che hanno sconfinato “accidentalmente” nei giorni scorsi e sono stati catturati. Secondo il governo ucraino, invece, anche alcuni carri armati russi si sarebbero diretti verso la città di Telmanovo, a 20 chilometri dal confine russo e ad 80 da Donetsk, mentre una seconda colonna di mezzi militari, 6 complessi missilistici Grad e 10 camion, avrebbero preso la strada per Dmitrovka.

I PIANI DI PUTIN

Il Cremlino continua a smentire qualsiasi coinvolgimento, ma secondo i militari, con il supporto della Federazione russa i separatisti si preparano ad attaccare Mariupol e Volnovakha. Secondo la versione di alcuni analisti occidentali, l’obiettivo finale di Mosca sarebbe presumibilmente aprire un corridoio tra Donetsk sino alla Crimea.

LA REPLICA DELLA NATO

Kiev ha richiesto assistenza all’Alleanza Atlantica, che parlerà ufficialmente sul tema oggi stesso. A Mons, in Belgio, presso il suo quartiere generale, il comandante supremo delle forze Nato in Europa, il generale Philip Breedlove, terrà una conferenza stampa. Inoltre il conflitto nell’est dell’ucraina sarà probabilmente il tema centrale del prossimo vertice dell’Alleanza atlantica in Galles il 4 e 5 settembre, che discuterà anche del deterioramento delle relazioni tra l’Occidente e Mosca.

LE CONSEGUENZE POLITICHE

Se le conseguenze militari del gesto russo sono ancora ignote, non lo sono certamente quelle politiche. Secondo Barry Pavel, vice presidente e direttore del Centro per la Sicurezza Internazionale “Brent Scowcroft” dell’Atlantic Council, il forcing di Vladimir Putin (che a Minsk ha gettato la maschera sui motivi del conflitto, spiegando di non gradire l’accordo di associazione tra Kiev e l’Unione europea) avrà come unico risultato quello di generare “maggiore coesione” nell’Alleanza alla vigilia del summit nel Regno Unito. Della situazione si sta interessando direttamente anche la Casa Bianca. Il presidente Barack Obama incontrerà oggi il Consiglio di Sicurezza Nazionale per discutere della possibile strategia e comunicare al Cremlino che in caso di manovre troppo azzardate Washington non resterà a guardare. Mentre accogliendo una richiesta avanzata dalla Lituania, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Uniti terrà una riunione di emergenza sull’Ucraina. L’incontro è stato fissato per le 12 di questa mattina, ora di New York (le 18 in Italia).

LA VOCE DELL’ITALIA

Anche Palazzo Chigi e la Farnesina seguono ciò che accade a Kiev. Il premier Matteo Renzi ha parlato di una “invasione inaccettabile” da parte della Russia, mentre il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha intrattenuto con il suo omologo ucraino Pavel Klimkin un colloquio telefonico, i cui contenuti sono stati diffusi in una nota ufficiale. Il capo della diplomazia di Kiev ha riferito all’esponente del governo italiano le preoccupazioni per gli ultimi sviluppi sul terreno. Mentre la Mogherini, che potrà rivestire a breve l’incarico di MS Pesc, ha garantito che “la situazione nell’est del Paese sarà domani al centro di una sessione dei lavori del vertice informale dei ministri degli Esteri dell’Ue a Milano”, dopo le azioni intraprese nelle scorse settimane.

LE RIPERCUSSIONI ECONOMICHE

E se anche la Russia ha reagito alle sanzioni occidentali con delle proprie misure restrittive (come quelle che limitano l’importazione di prodotti agricoli) e ha minacciato di chiudere i rubinetti del gas che arriva in Europa, è stata proprio Mosca a pagare finora il prezzo più alto delle tensioni al confine.
Il rublo, rilevano fonti finanziarie, ha toccato oggi il suo minimo in cinque mesi contro il dollaro (rispetto all’euro ha perso 33,43 copechi, con il cambio ufficiale salito a 47,95), mentre la Borsa di Mosca ha perso oltre il 2%. Gravi perdite anche per la maggiore banca del Paese, Sberbank (-4%) e per la statale VTB, altro istituto di credito entrato nelle sanzioni occidentali (-3,5%). Pessime performance, legate ai timori degli investitori legati alle notizie di un coinvolgimento militare diretto della Russia in Ucraina. Quello economico è un altro tassello importantissimo della partita giocata tra Occidente e Mosca. A quest’ultima, secondo la comunità internazionale, spetta il compito di captare i tanti segnali accumulatisi in queste ore e dare segnali di ravvedimento, che le consentirebbero di limitare i danni derivanti da uno scontro frontale.



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