La locomotiva tedesca andrà anche veloce, ma il mondo dei taxi in Germania continua a viaggiare lentamente, lasciando poco spazio all’innovazione.
LO STOP DEL TRIBUNALE
Uber, il popolare servizio di trasporto automobilistico privato usufruibile attraverso un’app, è stato bloccato da una sentenza del tribunale regionale di Francoforte valida per tutto il territorio tedesco (anche se non è ancora chiaro cosa accadrà in altri land). Il blocco riguarderebbe nello specifico il servizio UberPop, che consente ad autisti senza licenza di accreditarsi con il sistema della compagnia e dare passaggi a pagamento.
UBER PROTESTA, I TASSISTI FESTEGGIANO
A darne notizia oggi, tra gli altri, è il Corriere della Sera, che riporta le proteste dei lavoratori dell’azienda nata a San Francisco, intenzionati a non lasciarsi sopraffare dai limiti imposti per legge.
Tuttavia con il pronunciamento non si scherza: “La compagnia fondata nel 2009 in California, valutata attualmente 18,2 miliardi di dollari – si legge -, rischia multe di 250.000 euro o arresti se le ordinanze verranno violate”.
I RILIEVI
Secondo i giudici della città teutonica, scrive il quotidiano di via Solferino, “la possibilità di trovare una macchina privata e un autista grazie ad un’applicazione sullo smartphone, rompendo con le consuetudini del passato, «viola le disposizioni sulle licenze commerciali»”.
VECCHIO VS NUOVO
Lo scontro, in senso più ampio, non riguarda più solo l’aspetto commerciale, ma la propensione del Vecchio Continente ad abbracciare il nuovo a discapito del passato.
I problemi per Uber non sono infatti solo in Germania, ma riguardano anche l’Italia e altri Paesi del continente.
La contesa è ormai ideologica. Mentre secondo un portavoce della società “non si può frenare il progresso”, per Dieter Schenkler, presidente di Taxi Deutschland, l’azione di Uber “non può che danneggiare lo Stato, la società e i lavoratori”. Una diatriba lungi dal terminare.