Governare significa scontentare? Il tema l’ha lanciato in questi giorni Mario Monti e ha visto la presa di posizione dello stesso premier: “Io oggi sento che il Paese è coinvolto, la gente mi dice ‘andiamo avanti’”, ha spiegato Matteo Renzi al Sole 24 Ore. In realtà i dati dell’ultimo sondaggio realizzato da Lorien Consulting raccontano che non è proprio così.
A oltre sei mesi dal suo insediamento, l’esecutivo guidato dal segretario Pd sembra aver perso il suo smalto agli occhi dell’opinione pubblica. Il suo gradimento crolla di 10 punti in appena tre mesi, passando dal 66% di fine maggio al 56% di fine agosto.
Un livello non dissimile a quello, dopo lo stesso periodo, del governo Letta, a cui recentemente è stato accostato per il cambio di passo percepito a seguito della presentazione dei mille giorni: dal caterpillar al cacciavite, per usare una metafora cara all’ex sindaco di Firenze.
Il calo di fiducia si ripercuote sulle intenzioni di voto. Il Pd perde consensi, passando dal 45% di luglio al 40% di settembre, così come continua a perderli Forza Italia, (-1% da luglio). Ad ingrossarsi sono invece le file dell’astensionismo. Coloro che hanno risposto al sondaggio crollano dal 67% di luglio al 57% di settembre. Il calo della partecipazione, di conseguenza, favorisce i partiti più piccoli, sia di sinistra che di centro, e riporta il M5S a quota 21% dopo il calo post-elettorale.
Cosa deve fare Renzi per invertire la tendenza? Puntare sul lavoro, a giudicare dal sondaggio, che resta il tema prioritario per la totalità dei cittadini, il 96%. Seguono scuola e sanità. Per quanto riguarda il “patto educativo” presentato da Renzi, vengono apprezzati soprattutto il programma di assunzione di 100mila insegnanti e il potenziamento di alcune materie (geografia, storia dell’arte, inglese). A crescere tra le preoccupazioni degli italiani anche la paura di guerre ed atti terroristici. L’aumento è di ben 24 punti percentuali.