Sì, c’è la decisiva battaglia anti-austerità, quella sulla riforma del lavoro e quella ancora più nobile sulla democrazia interna al partito. Ma soprattutto c’è la battaglia per i posti. La minoranza democrat, tornata a farsi sentire forte dopo le vacanze, reclama soprattutto poltrone.
Lo dicono apertamente gli esponenti anti renziani del Pd ad Annalisa Cuzzocrea su Repubblica: “Tre o quattro posti nella nuova segreteria (probabile che arrivi per loro Enzo Amendola come responsabile Esteri), ma non perché servano loro degli strapuntini: se si vuole l’impegno di tutti in questa fase nuova – è il ragionamento – noi ci siamo, chiediamo però di essere ascoltati”.
Ed ecco allora che per essere ascoltati meglio è bene avere posti al sole di Largo del Nazareno. Magari quello più al sole di tutti, come chiedono nuovamente a gran voce Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani: “Quando il tuo segretario è capo del governo la discussione è un pochino inibita”, ha detto il predecessore di Renzi chiedendo di risolvere il problema entro la fine dell’anno.
Intanto, entro la fine della settimana dovrebbe essere presentata la nuova segreteria, uscita decimata dalle nomine governative ed europee. Proprio la composizione della squadra sembra aver interrotto la pax nel Pd. La posta in gioco infatti è sì la discussione interna, ma soprattutto gli equilibri di potere nel partito. Sia da una parte che dall’altra si parla di “gestione unitaria”. Ma l’impressione è nuovamente quella di un Pd diviso, covo di vecchi rancori, recriminazioni e lotte tra chi ha il potere e chi vuole riprenderselo.