Chi sarà il successore di Carlo Cottarelli come commissario alla revisione della spesa pubblica? Alla domanda, alcuni renziani rispondono: non abbiamo bisogno di chiamare dall’esterno un Cottarelli o un altro Enrico Bondi, perché il “commissario” lo abbiamo già in casa. E si chiama – dicono – Yoram Gutgeld, nato a Tel Aviv nel ’59, filosofo e matematico di formazione, manager e consulente strategico per imprese e istituzioni (qui le sue idee in una intervista con Formiche.net).
Il “Cottarelli renziano” ha tre caratteristiche che lo rendono agli occhi del premier Matteo Renzi adatto al ruolo di stratega della spesa pubblica, da riformare, da riorganizzare e da tagliare. Primo: ha una sensibilità politica superiore a Cottarelli, che è sulla via del ritorno al Fondo monetario internazionale tra le lacrime di editorialisti e commentatori; infatti Gutgeld dal 2013 è deputato del Pd e membro della Commissione Finanze, oltre che esperto ascoltato da tempo a Palazzo Chigi proprio su questioni sui costi statali. Materia in cui servono decisioni politiche e non più, e non solo, dissertazioni e ipotesi tecniche (visti anche i risultati non entusiasmanti di personalità del calbro di Piero Giarda come ammesso dallo stesso Giarda…).
Seconda caratteristica di Gutgeld: è esperto di riorganizzazioni in aziende ed enti, visto che per 24 anni ha lavorato in McKinsey ed è stato tra l’altro consulente di vari governi, come ad esempio quello israeliano per la spesa militare.
Terza caratteristica: Gutgeld – dicono molti renziani – forse per la sua personalità riesce a dialogare in maniera fruttuosa con i vertici del ministero dell’Economia. Capacità che non tutti i renziani, e le renziane, come ad esempio Antonella Manzione capo del Dagl (Dipartimento affari giuridici e legislativi), possono vantare nei confronti delle strutture del dicastero retto da Piercarlo Padoan.
A Palazzo Chigi si nutre dunque fiducia sul lavoro del deputato-tecnico, che peraltro non inizia da zero. Da tempo, per conto di Renzi, è al lavoro sul bilancio statale. E da mesi, se non da anni, elabora ipotesi e studi su come rendere più produttiva la spesa pubblica anche attraverso i tagli. Nel suo ultimo libro “Più uguali più ricchi” edito lo scorso ottobre da Rizzoli si possono scorgere soluzioni di metodo e di merito.
Il metodo Gutgled? Eccolo, in sintesi. Il primo anno si deve studiare, elaborare un piano e condividerlo con le strutture. Un commissario può coordinare, ma il lavoro va fatto dentro i ministeri e richiede coinvolgimento. Il secondo punto è che si devono elaborare piani industriali dettagliati. Il terzo è procedere con leggi a “kilometro 0” (non si va da nessuna parte con leggi delega, alle quali seguono decreti legislativi, ai quali seguono regolamenti attuativi, ecc). Quarto, gli obiettivi devono essere misurabili e trasparenti, con un responsabile preciso. Infine ci vuole meritocrazia.
Facile a dirsi, difficile a farsi. L’obiettivo “politico” per Gutgeld? “Servirebbe – scriveva circa un anno fa – una riduzione strutturale e sostenibile dei costi per la macchina pubblica di almeno 20-30 miliardi l’anno per consentire una significativa riduzione delle tasse sul lavoro”. E per far questo, bisogna evitare tre errori, aggiungeva. Ovvero: no a interventi una tantum ma strutturali, si possono ridurre i costi senza intaccare la qualità e, infine, niente “tagli lineari”. Ma forse il lavoro di Gutgeld inizierà facendo uno strappo alla regola…
(PENSIONI, LAVORO, FISCO. IL GUTGELD-PENSIERO UN ANNO FA CON FORMICHE.NET)