L’efficienza energetica non fa bene solo perché riduce i consumi e le emissioni, aumenta la sicurezza energetica, crea occupazione sul territorio e stimola l’innovazione. Le soluzioni che fanno risparmiare energia, infatti, hanno anche altre ricadute positive: ad esempio una casa energeticamente efficiente è quasi sempre un’abitazione più sana e più confortevole e una fabbrica in cui si ottimizza la gestione dell’energia è quasi sempre più produttiva. E ancora: l’efficienza energetica permette di risparmiare sulle infrastrutture, combatte la povertà, migliorando l’accesso all’energia per i meno abbienti, riduce l’inquinamento atmosferico locale, rende una società più resiliente ai cambiamenti climatici che metteranno sotto stress i nostri sistemi energetici.
Traduciamo questi concetti in un paio di esempi quantitativi: se nel conto si includono gli aumenti di produttività registrati, il ritorno medio degli investimenti in efficienza energetica nei processi industriali scende da 4,2 a 1,9 anni, mentre, nel residenziale, se includiamo anche i costi sanitari evitati dal fatto che le case ad alte prestazioni energetiche sono anche più sane, risulta che ogni dollaro speso in efficienza energetica ne fa guadagnare 4.
A sottolinearlo è un nuovo report della International Energy Agency (IEA): Capturing the Multiple Benefits of Energy Efficiency (vedi allegato in basso). Un lavoro che mostra come quantificare i diversi effetti positivi delle tecnologie per il risparmio energetico. Una volta messi nero su bianco e tradotti in benefici economici i vantaggi dell’efficienza energetica – è il pensiero dietro allo studio – la politica non avrà più scuse per trascurare questo immenso giacimento di energia, che nelle parole della IEA la risorsa più economica oggi disponibile.
Nonostante che fare efficienza convenga, avverte la IEA, stiamo rischiando di non sfruttare questo enorme ‘giacimento nascosto’: con le politiche attuali, da qui al 2035 due terzi degli interventi di risparmio energetico economicamente convenienti rischiano di non essere mai realizzati (vedi grafico sotto). Un vero spreco, dato che questo risparmio se colto potrebbe portare a benefici economici per 18mila miliardi di dollari, cioè una quantità di denaro pari alle economie di Usa, Canada e Messico messe assieme.
Ecco perché l’Agenzia sprona i governi a considerare bene i vantaggi del risparmio energetico e dà alcune quantificazioni significative. Le misure di efficienza energetica, si stima, possono far crescere il Pil di un paese dallo 0,25% all’1,1% l’anno e permettono la creazione di 8-27 posti di lavoro all’anno per ogni milione di dollari investito.
Le sole misure adottate finora in Europa per ridurre il fabbisogno energetico degli edifici hanno portato benefici per i conti pubblici dell’UE per 41-55 miliardi di dollari (30-40 miliardi di euro) che salgono a 91-175 miliardi (67-128 in euro) se nel conto si includono le maggiori entrate fiscali e i costi evitati al welfare per la riduzione della disoccupazione.
L’executive summary del report Capturing the Multiple Benefits of Energy Efficiency (pdf)
La versione integrale si può acquistare qui