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La Costituente Popolare tra rappresentanza e governo

Come era del tutto prevedibile, a Chianciano si sono ascoltati sia ripetuti appelli a far presto, sia quella sorta di rumore di fondo che tende a dire che occorre tempo.
La sostanza del discorso rimane pertanto ancora una volta quella di sempre: il rapporto tra rappresentanza e governo.

Il concetto e la storia della idea di rappresentanza tende infatti a far comunque prevalere l’attenzione – come avrebbe detto Aldo Moro – verso quel che accade nella società, nelle sue articolazioni culturali e produttive, nel suo rapporto tra ragione ed emozione.
Il concetto di governo – a sua volta – se non nasce da una solida cultura della rappresentanza , finisce con l’essere basato quasi esclusivamente sulla conquista del potere governativo pro tempore.

I diversi soggetti che hanno sin qui dato vita alla Costituente popolare sono infatti sostanzialmente portatori di tre distinte idee di governo: quella che aveva finito per il dar vita al Popolo delle Libertà; quella che aveva immaginato in una sorta di scelta civica anche la possibilità di conquistare un consenso popolare per governare, e quella che in qualche modo nostalgicamente si richiama alla Democrazia Cristiana, non sempre peraltro riuscendo a tenere distinta l’ispirazione ideale democratico-cristiana dalla concreta esperienza, anche governativa, del partito della Democrazia Cristiana.

La presenza di soggetti prevalentemente parlamentari nella concreta esperienza della Costituente popolare finisce peraltro con il non riuscire a dar vita ad una qualche comune idea di governo.
Si tratta in particolare di una vera e propria alternativa tra popolarismo e centrodestra, come ha detto Ciriaco De Mita proprio a Chianciano.
Il popolarismo infatti tende per sua natura proprio a condizionare la possibilità stessa di dar vita ad un governo, al radicamento di questo nella rappresentanza sociale, che è ad un tempo culturale, economica e territoriale.

Il centrodestra – almeno nell’esperienza concreta italiana degli ultimi venti anni – non è partito da una qualche comune idea di rappresentanza, ma da una peraltro molto rilevante, esperienza di governo espressa dalla Lega Nord.
Questa alternativa tra popolarismo vecchio e nuovo e centrodestra altrettanto vecchio e nuovo, finisce pertanto col condurre proprio l’esperienza della Costituente popolare ad un vero e proprio stallo.

Nella cultura della rappresentanza finisce infatti col diventare decisivo – nella logica di una alternativa al neo-Pd renziano- anche l’ancoraggio al partito popolare europeo, laddove nella logica del governo diventa visibile la concreta esperienza del Popolo delle Libertà del quale faceva parte anche la Lega Nord, che infatti non si richiamava per nulla al partito popolare europeo.

Il fatto che è ormai imminente al Senato il dibattito sulla nuova legge elettorale nota come l’Italicum, rende del tutto prevedibile una connessione sempre più stringente tra la sorte della Costituente popolare e la costruzione di una alternativa di governo a Renzi.
Nel testo dell’Italicum approvato alla Camera, infatti, la scelta appare sostanzialmente piegata verso l’ottenimento del potere di governo anche sulla base di un largo premio di maggioranza peraltro non ancorato al conseguimento di una maggioranza popolare.

Saranno dunque le decisioni molto rilevanti che si adotteranno in riferimento alla nuova legge elettorale a risolvere un contrasto che allo stato delle cose sembra richiedere tempo e non decisioni affrettate, come peraltro sta avvenendo anche in riferimento al famigerato articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.



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