Mentre si aspetta la scontata approvazione del Parlamento europeo, le prime mosse della neo-designata Federica Mogherini come Alto Commissario per la Politica Estera dell’Ue sono state, nell’ordine: a) adottare una posizione anti-russa in ossequio dei membri orientali dell’Ue e degli Usa, dichiarando che “la Russia non è più un partner strategico dell’Ue, per colpa di Putin”; b) nominare Stefano Manservisi quale suo capo di gabinetto; c) decidere che l’ufficio dell’Alto Commissario sarà nel palazzo della Commissione europea invece che in quello del Seae.
A chi sosteneva che era presto per criticare la scelta della Mogherini in quel ruolo, adesso è già servito, prima ancora che la dama italiana assuma le sue funzioni. Il peggio verrà una volta insediata.
Iniziamo con ordine.
Assumere una posizione apertamente anti-russa – mentre si è ancora ministro italiano degli esteri in carica – è stato un atto molto scorretto nei confronti del paese di provenienza. Le dichiarazioni della Mogherini sono coincise con l’attacco giudiziario (iniziato all’estero) alla dirigenza dell’Eni, per il quale il presidente Renzi è dovuto personalmente intervenire difendendo, giustamente, la sua scelta di nominare De Scalzi come amministratore delegato. In contropartita, il presidente Renzi ha dovuto spendersi per sostenere il gasdotto americano TAP che arriverebbe in Puglia, senza dire nemmeno una parola su quello South Stream per il quale Eni rischia di perdere svariati miliardi di investimento. Inoltre, una tale plateale posizione della Mogherini, appena ammantata dal ritornello della ricerca di una soluzione politica, si scontra con il disastro della politica energetica dell’Ue, sulla quale ella avrebbe una supervisione per competenza di portafoglio, che non ha nessuna alternativa all’attuale fornitore, cioè la Russia. La prima mossa è stata molto dannosa e, mi permetto di segnalare, anche molto sbagliata sia sul piano strategico sia su quello politico europeo. Il fatto che la Russia non sia più partner strategico dell’Ue non è stato ancora deciso dagli organi competenti, non è formale, ma rispecchia solo il diktat americano. In quanto esponente del Pse Mogherini dovrebbe forse capire meglio la politica europea prima di lanciarsi in affermazioni avventuristiche, il cui solo ritorno è personale. Mentre il Pse tace, in Germania l’affermazione ha fatto saltare qualcuno sulla sedia. Le ritorsioni non tarderanno, ma l’Italia non potrà contare sull’ombrello americano. Insomma, la prima mossa lascia estremamente perplessi se non basiti.
La nomina del capo di gabinetto è potere esclusivo dell’Alto Commissario, non c’è dubbio. Le qualità umane e funzionariali di Stefano Manservisi sono arcinote a Bruxelles, dove egli ha esercitato il potere europeo negli ultimi 20 anni. A me sembra che per evitare di vedersi imposto un capo di gabinetto di un altro paese, la Mogherini ha pensato, o è stata consigliata così dalla Rappresentanza italiana, di agire con anticipazione. Mossa scaltra, sicuramente. Il problema risiede nel fatto che Manservisi è portatore di una cultura europeista tipica del funzionariato della Commissione, cioè funzionalista, che diverge sostanzialmente con quello che il Seae avrebbe dovuto essere secondo il Trattato di Lisbona che lo ha istituito. Quindi, questa nomina sembra voler fare tabula rasa del poco che l’attuale Alto Commissario Ashton aveva faticosamente cercato di costruire. Nonostante le contraddizioni strutturali e culturali del Seae, la Ashton ha dato il massimo risultato ad un ruolo mal concepito e che sconta le contraddizioni di dover integrare culture funzionaliste (Commissione), inter-governative (Consiglio) e europeiste (Pesc/Pesd). La scelta della Mogherini di nominare Manservisi indica una precisa scelta di campo, il funzionalismo tecnocratico della Commissione, che non si capisce come possa essere compatibile con il Trattato di Lisbona. La Mogherini ha fatto sapere che questa scelta è stata fatta per chiarire che ella intende svolgere a pieno il suo secondo ruolo di Vice Presidente della Commissione. Mentre la Commissione Juncker ha deciso che l’Alto Commissario non sarà il “primo vice-presidente”, non ne aveva l’obbligo secondo il Trattato, si capisce che ancora una volta l’interesse personale di voler riuscire a giocare un ruolo nella Commissione, attraverso Manservisi, è prevalso sul mandato di capo della politica estera dell’Ue. A mio modesto giudizio, questa scelta della Mogherini condanna il già inefficiente Seae a diventare ancor più irrilevante. Quindi di politica estera dell’Ue possiamo dimenticarcene, per cullarci negli esercizi tecnicistici dei vari servizi della Commissione europea. Un errore dovuto all’inesperienza della candidata Mogherini oppure una scelta politica che fa comodo agli americani?
Infine, la notizia che Mogherini avrà il suo principale ufficio non già alla sede del Seae, che è a 100 metri dal Berlaymont, ma all’interno del palazzo della Commissione lascia stupefatti. Ma come, la signora Mogherini era stata nominata capo della politica estera dell’Ue e sceglie di equipararsi ad un qualsiasi Commissario, peraltro senza neppure essere stata nominata primus inter pares tra i vicepresidenti? Scelta incomprensibile, ma che conferma la sensazione che la politica estera dell’Ue non esisterà.