Nuove e solide prove sugli abusi di posizione dominante piovono su Google. Prossimo alla scadenza del suo mandato, il Commissario europeo per la concorrenza Joaquín Almunia ha irrigidito i suoi toni ritenuti troppo soft nei confronti di Big G minacciando apertamente sanzioni per il colosso digitale americano che potrebbero comportare multe fino a 5 miliardi di euro e un penalizzante iter giudiziario.
LE NOVITA’
Davanti alla Commissione affari economici del Parlamento europeo, Almunia ha dichiarato ieri che la Commissione europea “attende da Google nuove concessioni che possano venire incontro alle questioni sollevate dai suoi concorrenti”. Parlando al Parlamento europeo Almunia ha spiegato infatti che “alcune delle 20 società che hanno presentato proteste formali contro Google hanno fornito nuove prove e argomenti solidi contro diversi aspetti delle ultime proposte presentate dalla stessa Azienda”.
LE ACCUSE
Google, secondo le accuse, aveva abusato della sua posizione dominante nel mercato europeo dove gestisce oltre il 90% del traffico, penalizzando nelle ricerche specializzate i risultati provenienti dai servizi concorrenti. Per tale motivo, all’inizio di settembre, Almunia ha chiesto alla Società di migliorare le sue proposte.
LE MOSSE ASTUTE DI GOOGLE
A febbraio Google ha presentato un’ultima nuova “proposta di rimedi”, la terza in quattro anni, di cui Bruxelles si era inizialmente mostrata soddisfatta ritenendola “adeguata”. In quella proposta Google ha promesso di visualizzare, con pari rilevanza, i prodotti/servizi offerti da Google e quelli da portali concorrenti.
Ma le nuove accuse formali mostrerebbero invece come i buoni propositi della società non si siano tradotti in un adeguamento del servizio.
Google dovrà così di nuovo affrontare le contestazioni dell’antitrust sul proprio motore di ricerca e proporre altre soluzioni all’Unione europea. “Bruxelles aspetta da Google nuovi impegni e se non andranno nella giusta direzione il prossimo passo sarà preparare la lettera con cui l’antitrust formalizza le sue accuse”, ha sottolineato il commissario.
LA MARCIA INDIETRO DI ALMUNIA
Le speranze di Almunia di chiudere il caso Google con delle concessioni da parte del colosso americano sono svanite in seguito ad una forte pressione da parte dei concorrenti di Mountain View e di alcuni osservatori dentro e fuori alla Commissione europea, che hanno ritenuto tali misure estremamente favorevoli a Google costringendo il commissario spagnolo a fare marcia indietro.
Il pugno duro di Almunia è stato così interpretato come una risposta alle critiche, soprattutto tedesche, di essere stato troppo clemente nei confronti di Google e di non essere riuscito a risolvere la questione dopo quattro anni di indagini e tre tentativi di accordo.
LE NUOVE RICHIESTE DELL’UE
“Adesso dobbiamo capire se Google potrà affrontare tali questioni e andare incontro alle nostre preoccupazioni – ha osservato Almunia -. Qualora la sua risposta vada nella giusta direzione, la procedura Articolo 9 – che consente un accordo con la Commissione europea su base di impegni scritti – proseguirà. Diversamente il successivo passo sarà preparare lo Statement of Objections, che formalizzerà le accuse dell’Antitrust europeo”, ha concluso il Responsabile alla Concorrenza.
IL PARALLELO CON MICROSOFT
Rivolgendosi ai parlamentari europei e ricordando la vertenza con la multinazionale fondata da Bill Gates che – come si legge sul Financial Times – durò 16 anni e si concluse con 2,2 miliardi di multa, Almunia ha affermato che “Google pone problemi ancora più seri per la concorrenza di quelli che avevamo una volta con Microsoft”.
UNA NUOVA INDAGINE
Almunia ha dichiarato inoltre che la Commissione europea potrebbe aprire una terza indagine contro Google, questa volta in relazione a possibili violazioni del colosso americano per favorire i suoi servizi online diversi dalla ricerca, in particolare il canale video di Google, YouTube, e il social network di Google, Google+.
IL PASSAGGIO DI CONSEGNE
Almunia ha sottolineato che lavorerà fino all’ultimo affinché a Mountain View si rispettino le direttive comunitarie. Poi a partire dal 1 novembre il dossier contro Google aperto 4 anni fa passerà al suo successore, l’ex ministro dell’economia danese Margrethe Vestager, che assumerà la carica alla fine del mandato quinquennale della commissione corrente.
Non riuscendo a prevedere la fine dell’indagine, Almunia ha dichiarato: “Aspettiamo una risposta da Google, se la riceveremo nelle prossime settimane, me ne occuperò ancora io. Ma se non avremo risposte dalla società entro la fine di ottobre, sarà il nuovo commissario a occuparsene”.
Al momento la posizione di Vestager su Google è poco chiara. Ma in un’intervista rilasciata martedì e riportata dal Wall Street Journal, l’ex ministro ha sottolineato che il tema della concorrenza leale nell’economia digitale sarà “molto, molto alto” tra quelli all’ordine del giorno della prossima Commissione.
Ad appoggiare il nuovo commissario nella battaglia contro Google potrebbe esserci anche il popolare tedesco Günther Oettinger, già Commissario all’energia nel governo Barroso, e nominato commissario per il settore Digital Economy and Society nella nuova squadra di Juncker, noto per la sua linea dura nei confronti dello strapotere di Big G.