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Ecco perché l’Fbi ha dichiarato guerra ad Apple e Google

russiagate, FBI

Sono ai ferri corti l’Fbi e i colossi della rete e della telefonia Apple e Google. Il direttore dell’ente investigativo James Comey si è detto molto preoccupato per le nuove misure a protezione della privacy introdotte dalle due compagnie, che a detta del bureau rappresenterebbero una minaccia alla sicurezza pubblica, perché renderebbero inaccessibili alcune informazioni agli stessi organi inquirenti.

IL CASO

Il caso è nato la scorsa settimana, quando Cupertino e Mountain View hanno spiegato che i loro nuovi sistemi operativi per smartphone – iOS 8 e Android 5.0 L – rendono impossibile l’accesso ai dati dei telefoni senza la password, in possesso solo dell’utente.

POST-SNOWDEN WORLD

Questa scelta da parte delle due società è scaturita dopo le polemiche sui programmi di sorveglianza dell’intelligence Usa resi noti dall’ex contractor della National Security Agency Edward Snowden con il cosiddetto Datagate. Da allora, anche in seguito alle critiche e alle accuse di connivenza, molte aziende della Silicon Valley hanno deciso di migliorare la difesa della privacy degli utenti. Questo è il risultato.

LE CRITICHE DELL’FBI

La decisione ha ottenuto il plauso degli utenti, ma non quello dell’Fbi. “Arriverà il giorno – ha spiegato Comey – in cui sarà di vitale importanza l’accesso ai dispositivi di un terrorista o un sequestratore. Voglio solo che si parli di questo nel Paese, prima che quel giorno arrivi”.

AL DI SOPRA DELLA LEGGE?

Per il direttore del bureau “le aziende stanno commercializzando qualcosa che espressamente permette alle persone di porsi al di sopra della legge”, che nulla ha a che vedere con la salvaguardia dei dati personali.
“Credo fermamente nella legge – ha rimarcato -, ma credo anche che nessuno in questo Paese sia al di sopra della legge”, come invece, a suo dire, potrebbe accadere se qualcuno approfittasse della possibilità offerta dai nuovi sistemi operativi di Apple e Google.

LE REAZIONI

Come prevedibile, la notizia spacca a metà l’opinione pubblica americana. Dalle colonne dal Washington Post Ronald T. Hosko, presidente del Law enforcement legal defense Fund con un passato all’Fbi, critica i due giganti, sottolineando come e perché la loro mossa danneggerà pesantemente l’attività delle forze dell’ordine. Mentre il sito di tecnologia Gizmodo avverte: non c’è ragione di essere preoccupati perché la polizia potrà ancora accedere ai dati. Dovrà solo sudare di più.

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