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Così l’Onu prova a salvare la Libia dall’anarchia istituzionale

Tripoli

La Libia prova a uscire dal pantano politico in cui è bloccata da mesi. A promuovere una delicata mediazione tra le parti è stata l’Onu, che per porre fine all’anarchia istituzionale in cui versa il Paese ha favorito un incontro tra alcuni membri del Parlamento uscito dalle urne il 25 giugno e altri deputati che lo boicottano. La riunione si è tenuta a Ghadames a 600 chilometri a sud ovest di Tripoli e vi hanno preso parte emissari di Usa, Italia, Regno Unito e Francia.

L’ACCORDO

Le parti libiche convocate, riportano fonti d’agenzia che citano l’inviato speciale delle Nazioni Unite nel Paese, Bernardino Leon, si sono dette “d’accordo ad avviare un processo politico e affrontare le questioni in maniera pacifica”.

Alcuni osservatori tuttavia notano che al tavolo mancavano i leader delle milizie armate, e speculano che i deputati di Misurata – che boicottano le sessioni di Tobruk – non abbiano un reale potere per imporre un cessate il fuoco a Tripoli. Assenti anche rappresentanti dell’opposizione moderata di Bengasi, dove Ansar al-Sharia è de facto al potere. Freddo anche l’Egitto, che in una recente riunione dei Paesi confinanti aveva proposto un suo piano per pacificare il Paese.

GLI SFORZI DI LEON

Il capo della Unsmil, la missione delle Nazioni Unite in Libia, Bernardino Leon, è riuscito dopo molti sforzi a convincere le due parti a dialogare intorno a un tavolo recandosi prima a Tobruk, nell’est del Paese, dove siede il nuovo Parlamento e poi a Tripoli, per parlare con i deputati che boicottano le sedute.

All’incontro, ha spiegato il portavoce della Camera dei rappresentanti, Fraj Abu Hashem, avrebbero partecipato dodici membri per parte: da un lato gli islamisti, che non riconoscono la legittimità dei lavori del nuovo Parlamento contestandone la costituzionalità; dall’altro la maggioranza anti-islamista.

LA DIFESA DELLE ISTITUZIONI

Lunedì scorso, riportano fonti d’agenzia, l’Unsmil aveva spiegato che il dialogo si sarebbe basato sulla “legittimità delle istituzioni elette”, sul rifiuto del terrorismo e sul rispetto dei diritti umani, concetti sottolineati a Roma in una recente visita anche dal ministro della giustizia libico uscente, Salah Bashir al-Marghani.



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